Nei ricordi del Professore Antonino Russo, un’altra Bagheria lontana nel tempo. Non lontano invece lo stesso atteggiamento per i beni di interesse culturale. La torre medievale, come gli alberi di viale Bagnera o i locali che si vogliono destinare a ristorante all’interno di villa Cattolica.
Dove oggi vi sono le due corsie di via Libertà e rispettivi marciapiedi, un tempo vi era l’inizio del fondo “Mortillaro”.
Due pilastri reggevano un primo cancello che immetteva nell’atrio della proprietà. A sinistra entrando vi era il palazzetto patronale. Dopo l’atrio vi era un secondo cancello che immetteva nell’agrumeto. All’inizio di questo vi era una torre medievale, ancora esistente negli anni sessanta del novecento. Un pilastro è rimasto in piedi grazie all’intervento del poeta Castrense Civello, il quale si è trovato a passare di là nel momento in cui i muratori stavano per dare inizio allo smantellamento dello stesso. Il poeta ha bloccato i lavori e ha telefonato ai vigili urbani per far mettere in sicurezza il pilastro che ancora oggi esiste al suo posto.
Partendo dalla Piazza Madrice e scendendo per il Corso Butera, il cancello Mortillaro (oggi ingresso della via Libertà) costituiva la prima tappa del percorso.
La seconda tappa era costituita dalle Scuole Bagnera.
Fino agli anni sessanta del novecento i punti di riferimento erano importanti perché si camminava a piedi e ogni punto significava un avvicinamento alla meta finale, il palazzetto dei marchesi non aveva pregi architettonici, ma era pur sempre una dimora antica.
Al limite della odierna via Città di Palermo vi era una piccola torre medievale che non sappiamo quando sia stata edificata e da chi. Non era un capolavoro architettonico, ma era una testimonianza storica. Intanto se io a suo tempo l’ho fotografata vuol dire che un qualche interesse l’ha suscitato in me. Un bel giorno, non ricordo di quale anno, entrando nel terreno Mortillaro (che era aperto perché c’era la via Libertà in corso di sistemazione) ho avuto la sorpresa di vedere la piccola torre medievale. Ho avuto subito l’idea difotografarla ed è stato bene averlo fatto perché quando sono tornato a Bagheria, l’anno dopo, la torre non c’era più.
Non so perché i bagheresi non hanno mai mostrato grande interesse per le opere antiche. Ricordo che negli anni quaranta-cinquanta iniziava a scomparire qualche testa di “pupo” di Palagonia. Il bello è che allora si sono trovati anche gli acquirenti di questi cimeli. Per fortuna, grazie anche all’azione del poeta Castrense Civello, il fenomeno si è fermato.
Mi auguro che le Amministrazioni Comunali che si susseguiranno d’ora in avanti porranno più attenzione verso i nostri beni culturali.
Antonino Russo.