Come sempre i ricordi del Professore Antonino Russo, ristorano l’anima portandoci immagini di una Bagheria lontana, che era una città di valori semplici e di gente vera.
Io ho frequentato la scuola materna al Collegio di Maria, vicino alla chiesa del S. Sepolcro (dalle monache). Quando nel 1980 mi è capitato di tornare in quel collegio per visitare il giardino, mi è venuto un colpo: lo ricordavo abbastanza grande. Invece era piccolo e fornito di poche piante, ho chiesto della mia maestra: non c’era più. La gabbia con i conigli non c’era più.
Perché ricordavo quella gabbia? Perchè noi aprivamo lo sportello della stessa e facevamo uscire i conigli. Quale era lo scopo? Le monache incaricavano noi bambini di riportare i conigli in gabbia. Noi ci davamo da fare, ma i nostri tentativi erano sempre infruttuosi. I conigli non tonavano nella gabbia.
Alla fine le monache chiamavano il giardiniere,il quale in poco tempo riportava i conigli al loro posto. A quel punto ricominciava a mettersi in moto la strategia per aprire la gabbia e fare uscire i conigli: e la storia si ripeteva!
Per il resto la vita della scuola materna era quella solita.
Era una vita fatta di lettura di racconti, recita di preghiere. Ogni tanto veniva intonato un canto: in effetti si trattava di una prolungata stonatura. Di esercizi fisici non si parlava proprio. Il suono della campanella che annunciava la fine della giornata era liberatorio. Tutto si risolveva in una corsa verso casa. A quel punto la casa significava un ritorno alla libertà.
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