Gio. Nov 21st, 2024

Quando leggiamo la descrizione che il Professore Antonino Russo fa della Bagheria di tanti anni fa, ci sentiamo catapultati indietro fino a tempi che non ci appartengono, ma che sono nostri e sono di tutti.

La mia infanzia è stata accompagnata dalla visione dei mostri di Palagonia. Li vedevo dal terrazzo della mia abitazione di via Goethe. Li vedevo presso l’arco del Padreterno, andando ai tre portoni, a casa del mio nonno materno. Questi ultimi li potevo osservare da vicino: giravo sempre intorno all’arco per poterli osservare attentamente.

Lo sapevo che erano di pietra, ma per noi ragazzi quelle statue erano esseri particolari, intanto erano soldati e noi eravamo convinti che stavano lì per proteggerci.

Noi parlavamo con loro, e li salutavamo col saluto militare. Esclamavamo puntualmente: “Agli ordini!”

Ogni giorno il giro intorno all’arco era assicurato. Fra noi e i soldati vi era un muto dialogo confidenziale che sarebbe continuato ancora per anni.

Dopo avere attraversato l’arco io continuavo a voltarmi per osservare i soldati che mi sembrava mi seguissero con lo sguardo.

Un giorno ho fatto tardi. Alla scarsa luce delle rade lampade la strada si popolava di fantasmi. Le statue dei soldati però, erano lì pronte per proteggermi. Io procedevo tranquillo perché ero convinto che avevo sempre le spalle coperte, involontariamente, però, affrettavo il passo per raggiungere la mia abitazione nel più breve tempo possibile.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.