Mar. Ott 22nd, 2024

Ancora un intervento del Professore Antonino Russo a raccontare in modo semplice delle bellezze di Bagheria, per dimenticare qualche bruttura contemporanea.

Nella Villa Palagonia vi sono alcune statue che ritraggono animali variamente mostruosi. Animali di quella fatta non se ne erano visti prima nella letteratura fantastica. Questi, inoltre, erano presentati insieme ad animali e persone normali, come se si trattasse di esseri realmente esistenti sulla faccia della terra. E’ da notare, comunque, che i “mostri” hanno un’aria svagata, come se si trattasse di esseri normali in circolazione nei luoghi frequentati dai nobili del 700.

Le malformazioni presentate dai “mostri” sono originali e non scopiazzate da altri artisti. E gli scultori che li hanno modellati hanno sempre tenuto in conto l’equilibrio estetico delle composizioni. Nel settecento il Principe di Palagonia voleva forse spaventare i visitatori della sua villa ? No di certo. Li voleva semplicemente sorprendere.

Voleva essere considerato un nobile bizzarro, originale, un poco blasfemo, se volete. I “mostri” del Palagonia non mirano all’orrido ma semmai al ridicolo. La caratteristica prevalente delle figure è la forma esageratamente deforme. Alcuni gruppi vogliono apparire esageratamente mostruosi e rischiano di cadere nel ridicolo. Qualcuno ha detto che il Palagonia ha voluto mettere alla berlina certo abbigliamento del 700 e alcuni atteggiamenti dei nobili. Il Principe voleva forse dire che sotto vesti coprenti albergava una lascivia imperante.

Quando eravamo piccoli i giovani ci dicevano che quelli della villa Palagonia erano mostri cattivi e dovevamo stare attenti perché potevano farci del male. Io per un paio di notti ho fatto brutti sogni. Poi la mamma mi ha detto che quei giovani scherzavano e così gli incubi sono cessati. Da grande, poi, ho letto che il Principe di Palagonia aveva voluto soltanto stupire i suoi contemporanei ed ho cominciato ad apprezzare il lavoro degli artisti che avevano prodotto quei lavori in tufo.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.