Gio. Nov 21st, 2024

Pace e bene, bentornati nella nostra settimanale rubrica. Ieri, con la solennità di Cristo re, abbiamo concluso l’anno liturgico. Infatti la prossima sarà la prima domenica di avvento.

In questo anno liturgico abbiamo seguito ed ascoltato il Vangelo di Matteo e, per la solennità di Cristo re, Gesù viene presentato come il sovrano che verrà alla fine della storia a giudicare l’umanità. Matteo descrive la scena come di un solenne tribunale, dove Gesù siede in trono e davanti a Lui si presentano tutti i popoli della terra. Questo giudizio viene poi arricchito con l’allegoria del pastore che separa le pecore dalle capre, che vale a dire i buoni dai cattivi. Ma oltre a questo vi è il fulcro di questa pagina, difatti viene descritto cos’è che fa la differenza tra pecore e capre: l’amore. Già, perché solo chi ama il suo prossimo e quindi lo sfama, lo disseta, lo accoglie, lo veste, lo va a trovare in carcere e via dicendo, può entrare nel regno dei cieli. Questo sta a significare che le belle parole non servono se non sono supportate prima dal cuore e poi dai fatti. Per noi credenti questo deve essere il programma di vita. Una cosa sorprendente di Gesù è che s’identifica in tutte le categorie sopracitate, nonostante Lui sia il re: questo sta a significare quanto ci tenga a noi e come faccia di tutto per poterci salvare. In questo consiste la sua regalità: il suo servizio al cuore dell’uomo, citando San Tommaso d’Aquino: non si può non amare chi Dio ama e per adempiere a questo Gesù è morto in croce per noi. Questo è essere sovrano del popolo: essere disposti al sacrificio massimo in virtù della propria sovranità.

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Di Walter Di Gristina

- Studente di giurisprudenza - Giovane francescano - amante della giustizia, dello sport, della buona cucina e della filosofia.