Sab. Nov 9th, 2024

A rendere speciale questa città sono i cittadini con iniziative semplici che cambiano il volto di angoli urbani e lo cambiano nella direzione del tanto vituperato verde.

Una storia bella di quelle di cui vorremo scrivere ogni giorno. Una storia che inseguo da due anni, da quando per la prima volta ho visto cambiare il volto di quella aiuola abbandonata sotto una storica torre irrigua (abbandonata anch’essa) in via Borsellino, tra la via Boito e la via Caputo.
Ogni giorno un piccolo pezzo, una pianta, poi una targa, gli alberi sempre più rigogliosi e l’edera come prosopopea della natura che prende possesso del manufatto, memoria di campi coltivati sostituti dal cemento e di antichi mezzi di sussistenza. Durante le feste natalizie addirittura le luci colorate e il presepe.
Da due anni voglio capire chi è cura quell’angolo, perché, ma sopratutto, come ha resistito ai vandali.
Nello specifico questo mi preoccupa: volendone raccontare la storia, ho pensato che avremmo potuto solleticare certi pruriti.

Oggi finalmente per caso incontro Mastro Ciccio e due suoi amici, mentre curano quelle piante e ripuliscono il marciapiede. Mi fermo faccio i complimenti, parliamo ci raccontiamo, scopro coincidenze, e conosco persone.

Francesco Gagliardo, mi dicono gli altri due amici, è colui che ha avuto l’iniziativa. I tre vivono in zona e hanno mal sopportato quello spartitraffico utilizzato senza alcuna cura, per le deiezioni canine mai raccolte e i rifiuti. Mentre arrivo, stanno discutendo sul posizionamento del presepe per le prossime feste. Io li guardo e rivedo il senso di comunità dei quartieri e dei punti di ritrovo. Sono tre pensionati, Francesco era saldatore in Saipem azienda del gruppo Eni che si occupa di metanodotti, per la quale ho lavorato anche io in una delle mie mille vite. È giù a scambiare aneddoti sulle linee in cui abbiamo prestato servizio. Adesso in un magazzino fa delle cose artistiche meravigliose e passa il tempo a curare un angolo di verde della sua città.

Ha tanto tempo libero, Mastro Ciccio da quando è rimasto solo, ed è una grande risorsa sopratutto perché immagine di animo indomito di chi mangia ancora la vita a grandi morsi.

Quel piccolo angolo che non sembra neanche Bagheria, ha subìto inizialmente qualche furterello, qualche vaso distrutto, ma poi i facinorosi si sono arresi. Ha vinto la comunità.

Hanno chiesto una cosa sola, ma come al solito nessuna risposta: la meravigliosa torre irrigua ricoperta di edera simbolo della natura che non si arrende, va messa in sicurezza: la scaletta metallica esterna si sta staccando piano piano e rischia il crollo.

La natura si è arresa invece con Gagliardo che ci tiene a sottolineare: io non sono anziano… sono proprio vecchio. E giù risate…

Grazie Francesco, e grazie ai suoi amici per l’esempio fattivo dato a tutti.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.