Gio. Nov 21st, 2024

Non mi piacciono i necrologi. L’enunciazioni dei morti, come erano bravi, buoni e belli e quanto mancano ai loro cari. Ma la morte di Vincenzo Di Salvo va raccontata perché suo fratello la sa racontare.

Giuseppe Di Salvo è, senza piaggeria, nel bene e nel male, patrimonio della città. Ci stiamo conoscendo poco a poco. Ci stiamo conoscendo a distanza, per via degli impegni della vita di ognuno di noi. Ho letto della dipartita di suo fratello, e ho ricevuto un suo messaggio in cui mi indirizzava a leggere un ricordo di Vincenzo scritto di suo pugno. Avevo avuto del suo materiale in passato, sapevo che leggerlo non mi avrebbe lasciato indifferente, ma avevo delle remore personali sull’uso di questo spazi per la commemorazione di chi non c’è più, pensandolo neanche troppo consolatorio per chi soffre la mancanza.

Chi ha la fortuna di vivere a lungo con una persona amata, vive periodicamente dei lutti, tutte le volte che, in questa persona, riconosce cambiamenti irreversibili. Scoprire che i tuoi figli non saranno più i bambini che ti correvano per casa, e ai quali montavi i giocattoli a natale, o che tuo fratello non sarà più quello che viveva le tue battaglie, reso diverso da una demenza senile, non è troppo lontano da elaborare una dipartita, anzi tempo all’orco.

Quell’uomo che ti chiama papà e di cui sempre ti curerai, non sarà più quel bambino, né fisicamente né nelle esigenze, quel fratello che a stento ti riconosce non sarà più quell’uomo che ha difeso la tua identità (sessuale, sociale, umana poco importa, ha combattuto la tua battaglia).

Potete leggere qui per intero il pensiero del Maestro, ma un breve estratto voglio riportarlo:

…ora Vincenzo Di Salvo è ricordo e memoria. È ritornato libero. Mia nipote Sonia mi ha detto che prima di andarsene ha ripetuto due volte la parola “mamma”. Mia madre se n’era andata il 16 settembre del 2007, e 16 anni prima. aveva ripetuto due volte la parola “mamma”. Era perfetta coincidenza con quei due numeri “16”. Proprio la mattina del 16 settembre io ero andato al cimitero ad onorare nostra madre. E mia cognata Graziella. Avevo previsto e sapevo che in giornata mio fratello sarebbe andato a ritrovarle

L’invocazione alla madre l’ho vissuta in altri abbandoni terreni a cui ho assistito, direi che è quasi una costante. Non Dio, ma “mamma”, mostrando tutta la fragilità dell’uomo che riconosce nell’utero materno, la vera protezione totale alla vita e alla sua caducità.

E infine anche per me il 16 settembre ha un grande significato: è il giorno in cui è nata mia figlia.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.