L’ultimo scirocco di dieci giorni fa è stato l’ennesimo disastro annunciato. Dietro le immagini delle fiamme, dietro le polemiche che puntualmente finiscono come la cenere appena smette di fumare, ci sono storie e persone.
Questa volta la storia dietro le fiamme me la racconta chi l’ha vissuta. Solo così mi rendo conto di che significa temere per la propria vita, la vita dei propri cari e la propria storia. Perché le mura di casa e tutto quello che c’è dentro, a parte l’eventuale valore estrinseco, sono custodi della memoria di una famiglia e dei suoi membri. Così quei piedi mi raccontano di Vigili del Fuoco che non arrivano al parco Libero Grassi a Palermo, che le fiamme arrivano a lambire le abitazioni, che i genitori anziani non vogliono uscire di casa, e il cuore ti scoppia e le mani e i piedi si bruciano, che si usano i secchi d’acqua e i tubi di gomma da irrigazione attaccati ai rubinetti, per contrastare le fiamme alimentate dal vento di scirocco, espedienti che sono insufficienti. Il tempo si dirada e ogni secondo si allunga e non vedi la fine del lunghissimo tunnel in cui ti hanno costretto.
Elvira non è una mia amica, non nel senso delle amicizie classiche fatte di frequentazioni, di pizze, di adolescenza insieme o di posti di lavoro condivisi. Ma è una mia amica di spirito, una erinni che lotta per vendicare tutte quelle battaglie perse, battaglie in cui crede, anche quelle combattute dagli altri che, se ritenute giuste, per osmosi diventano sue. Elvira di notte annaffia tra gli altri, i 9 alberelli che hanno piantato e abbandonato in viale Bagnera a Bagheria, per sostituire 41 pini che non si potevano abbattere e fare parcheggi per una futura chiesa e un ristorante.
Elvira vede ogni giorno i rifiuti e l’abbandono del parco intitolato alla figura dell’imprenditore Libero Grassi, ad Acqua dei Corsari. A quella zona, divenuta negli anni del sacco edilizio di Palermo, simbolo del degrado urbano, si era creduto di restituire dignità dedicandola ad un guerriero antimafia. Ovviamente non è bastato, e la cura del parco a ridosso della proprietà di famiglia è diventata la sua missione con una denuncia constante sui social. Sono quei rifiuti abbandonati senza che si intervenga mai, che diventano il nutrimento di quelle fiamme, e la rabbia monta perché è un disastro telefonato, annunciato.
L’assenza cronica di un piano di emergenza fa il resto.
Elvira è una erinni e come una erinni, mentre mi racconta quei momenti, grida vendetta. Mi affida quegli attimi vissuti sperando che da questo spazio si riesca a fare la differenza. Non sarà dalle pagine virtuali di Soresi, che otterremo un piano di protezione civile efficace per Palermo e per la provincia, purtroppo e nemmeno la giusta cura per quelle zone esposte al degrado ed esposte dal degrado ad essere innesco di un disastro che è anche disastro ambientale.
Soresi non è amico di Elvira, ma Elvira è la migliore amica di Soresi, perché gli ha affidato parte della sua rabbia da raccontare, e Soresi anche oggi ha imparato, ringrazia, ma non sa quanto potrà essere utile. Sono i piedi di Elvira che parlano per tutti, ma ci vogliono le orecchie disposte ad ascoltarli.
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