Quando tocca ad un coetaneo e quando succede da giovani, sembra un accanimento contro la felicità. In fin della fiera ci vorrebbe un grande immenso giardino dove ritrovarsi tutti bambini, a giocare a nascondino e “liberi tutti”.
Quando sei bambino non conosci la morte, anche se, a dire il vero non la conosci fin quando non la vivi da vicino.
Giocavamo senza chiederci nulla del domani.
Giocavamo col mondo nelle mani,
perché questo, è il solo modo che hanno i bambini di vivere.
Da qualche parte ho letto che ci si sceglie da soli la propria vita prima di nascere, probabilmente per gli obiettivi che si compiono, per i risultati personali, per le crescite personali…
Se davvero così fosse probabilmente mi sentirei mediocre nel prendere atto che vorrei tanto, tantissimo (e altro ancora) tempo per poter diventare ciò che sono, ciò che merito e ciò che vorrei, prima di fare un cenno di saluto a questa terra.
Ci siamo impressi addosso i tatuaggi dei Polaretti illudendoci che questi potessero essere eterni e adesso che di eterno mi è rimasto solo il ricordo so solo sminuire tutto ciò che di norma si crede di fondamentale importanza. Penso solo sarebbe bello se un giorno tutto si palesasse scherzo del destino e chi oggi non c’è più, stesse giocando solo a nascondino, mentre in realtà qui non ride nessuno e resta solo l’amaro in bocca per una vita che non ha regole, ma solo penitenze.
Da parte mia ti ricorderò sempre come quello che mi rubava gli adesivi dal diario, pur consapevole che anche se la vita ci ha allontanato, anche distanti negli anni e nel tempo, riuscivo a comprendere che eri una delle persone più umili sulla quale i miei occhi potessero essersi posati.
Buon viaggio, compagno di classe…
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