Ven. Dic 27th, 2024

di Rocco Gumina
Commenti al Vangelo di chi è ‘svestito’: senza paramenti, dottrina e gerarchie, ma non per questo ‘senza Dio’.

Come abbiamo notato nei brani delle scorse settimane, Luca – l’evangelista che ci accompagna in queste domeniche di Avvento – invita il discepolo di Gesù a prestare attenzione ai segni e ai movimenti generati all’interno del flusso della storia. Ciò, per il seguace di Cristo, significa tanto acquisire una sorta di competenza volta a decifrare la presenza di Dio nello scorrere ordinario del tempo, quanto agire nel mondo – e quindi all’interno della comunità umana – alla luce della parola divina. A partire da questa interpretazione possiamo comprendere la rilevanza, nella pagina lucana della quarta domenica d’Avvento, di alcuni
verbi che in un modo o nell’altro esprimono un movimento che viene da Dio e a Lui ritorna. Nello specifico, sono tre i verbi che mostrano tramite l’odierna lettura evangelica il legame tra l’uomo e il suo Signore: andare, ascolta-
re, sussultare.

Luca ci dice che dopo aver saputo della gravidanza della cugina Elisabetta, Maria «andò in fretta» da lei. Il movimento
della madre di Gesù non è privo di rischi e di fatiche tuttavia si compie per via del legame che, evidentemente, univa le due donne. L’azione dell’andare che Maria realizza richiama in mente il moto che i patriarchi, i profeti, l’intero popolo d’Israele e la Chiesa nascente in tutta la narrazione dell’Antico e del Nuovo Testamento compiono per annunciare le meraviglie di Dio agli uomini. Così, la corsa affrettata di Maria verso Elisabetta fa di lei un’icona della concretizzazione nella storia della volontà divina.
All’andare di Maria segue l’ascolto di Elisabetta. Quest’ultima, infatti, ascolta e
allo stesso tempo vede e sente la madre del Signore. Ciò matura in lei qualcosa reso
possibile per via della posa che aveva assunto: quella dell’ascolto. Al pari del popolo d’Israele intimato da Dio ad ascoltare la sua parola e
come i discepoli del Cristo radunati per seguirlo, Elisabetta si pone in un atteggiamento di attesa e di disponibilità dinanzi ai piani del Signore.
L’andare di Maria e l’ascoltare di Elisabetta sembrano preparare il «sussulto» di gio-
ia e di pienezza che Giovanni, ancora in grembo, emette.
Il sussulto del futuro profeta rimanda al senso di pienezza e di compimento provato nell’Eden prelapsario (prima del peccato originale) da Adamo ed Eva; alla liberazione dalla schiavitù dell’Egitto vissuta dal popolo ebraico; alla
felicità avvertita dai discepoli di Emmaus quando si accorsero che era Gesù a spezzare il pane in quella cena improvvisata con un viandante “straniero”.
Inoltre va segnalato che la narrazione dell’incontro tra Maria ed Elisabetta è incastonata in una cornice storica, politica e
geografica che pone queste donne alla periferia di un regno, quello d’Israele, collocato
dai romani in una provincia dell’Impero affatto centrale nelle loro logiche di potere, di paura e di dominio. Eppure da un sobborgo periferico lontano dalla storia dei “grandi” dell’epoca avviene un incontro che mostra come la madre di Gesù sia una donna che «ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Simile peculiarità emergente dall’intera parola di Dio della IV domenica d’Avvento ci spin-
ge a riconsiderare – sulla scia del magistero di Francesco – le periferie abitate da poveri e dagli ultimi come autentico luogo teologico per scovare la presenza di Dio nella storia.

Anche, e forse soprattutto, da questi “luoghi teologici” si alza una preghiera rivolta al Signore affinché, con il suo definitivo ritorno, possa avverarsi la giustizia, la pace e la piena concordia fra gli uomini e le donne di ogni tempo.
L’avvento nel tempo del Verbo divino, prefigurato nella pagina evangelica lucana, sancisce una nuova alleanza fra Dio
e umanità per la quale non occorrono più sacrifici e offerte di beni esteriori, corruttibili e
materiali, bensì necessita una nuova esistenza in colui che ha offerto se stesso «una volta per sempre».


Rocco Gumina, insegna Religione cattolica nelle scuole statali a Palermo.
Scrive per VinoNuovo.it e per riviste specialistiche articoli su teologia, spiritualità e politica. Ha appena pubblicato “Giuseppe Dossetti: tra intenzione e fine. Gli anni dell’impegno politico (1943-1958)*, Il pozzo di Giacobbe, 2024

Si ringrazia

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Di Redazione

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