Gio. Nov 21st, 2024

Dopo avere letto un articolo di Lisa Sciortino ho voluto visitare di persona la collezione del presidente dell’Associazione Giuseppe Bagnera a villa Cutò. Trovo la storia di Italia, della Sicilia, di Palermo, di Bagheria e la mia personale. Tutto questo va valorizzato.

Un tesoro storico e culturale al primo piano di villa Cutò a Bagheria, troppo lontano dal mainstream, snobbato e niente affatto valorizzato da chi dovrebbe spingere sull’acceleratore, dando una mano alla catalogazione e alla esposizione dei pezzi, alcuni dei quali, assolutamente unici.
Sullo stesso tavolo, inspiegabilmente insieme, trovo parte della mia storia personale: il modello della macchina da scrivere sulla quale passavo i pomeriggi negli uffici del mulino della mia famiglia a Partinico, e la calcolatrice che era sulla stessa scrivania, quella di mio padre e ancora la calcolatrice più moderna che era sulla sua scrivania quando aprì il suo mulino a Corleone.
Poco più in là una collezione di macchine fotografiche tra cui il modello della mia prima Polaroid in bianco e nero.

Che Restivo abbia i tratti dell’accumulatore seriale, non ci sentiamo di escluderlo, ma la collezione in sé ha una sua logica ed una sua struttura, e i moltissimi eventi organizzati lo dimostrano inequivocabilmente.
Ritengo anche da medio conoscitore di antiquariato e modernariato, che la collezione abbia anche un interessante valore economico.

Quello che è indubbio, è il valore storico ma proprio nel senso della ricostruzione dell’identità di una comunità, che era talmente fiorente da avere tre banche, attività commerciali produttive ed eccellenze culturali indiscusse. E allora meglio lasciare parlare le immagini tra reperti che si ritroverebbero in un museo demoetnoantropologico, o in curate biblioteche ma soprattutto in quegli studioli dei principi, in quelle wunderkammer che sono il trisavolo del concetto di museo moderno.

Certe figure depositarie della cultura (le due parche dei beni culturali bagheresi) non possono non sapere del patrimonio conservato in quel piano di villa Cutò che si vuole destinare ad altro, per sistemare il parente o il parente del politico con l’ennesima clientela.

L’ambiente di lavoro in cui qualunque ricercatore lavorerebbe per anni, come dimostra il ritrovamento su una cartolina pubblicitaria di una poesia inedita di Ignazio Buttita.

Centinaia di oggetti, documenti, fotografie, curiosità che sono parte di noi e che vanno assolutamente preservati.

Quando si parla di patrimonio culturale a Bagheria, dobbiamo fare parlare la comunità, infondendo nel termine cultura, la stessa accezione di identificazione del contesto storico e sociale che si utilizza per indicare insediamenti preistorici omogenei, le primissime unità plurifamiliari.
Oggi il degrado sociale dipende anche dalla mancanza della trasmissione dell’identità culturale che la cura di collezioni come quella di Angelo Restivo sono in grado di restituire, sopratutto se riusciamo ad evitare che qualcuno ci giochi, e ci giochi per interesse personale o politico.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.