Un interessante editoriale di Ezio Pagano affidato ad un giornale on-line ci consente di tornare su un argomento che non è solo esercizio polemico, ma ha riscontri importanti anche sul vissuto cittadino.

Le manifestazioni di questi giorni avvicendatisi a villa Cattolica hanno rischiarato il panorama della Kultura bagherese. Se Ezio Pagano si sente di dovere intervenire anche con una boutade linguistica, tra il serio ed il faceto, la celia nasconde una profonda insoddisfazione generale nei confronti di quegli eventi, che come detto una volta, scatenando le ire di qualcuno, spesso se la cantano e se la suonano da soli.
E se noi ne abbiamo fatto una questione di campagna elettorale a spese della comunità, un altro accento va posto sulla declinazione del termine cultura, che ironicamente Ezio Pagano accosta alla coltura, al gusto, e quindi anche ai limoni e a quella lobby, e che noi invece decliniamo in Kultura.

Visti poi i clamorosi autogol, non ci sarebbe nemmeno da piantare bandiere di alcun colore. Ancora più grave che queste manifestazioni i cui organizzatori spesso rivendicano il loro diritto di appartenenza difendo il mecenate oltre ogni ragionevole dubbio, a volte attirino giusto i soliti afficionados, non aggiungendo niente al territorio, nonostante i proclami, proprio perché troppo connotate e di nicchia.

E quando pure aggiungono al territorio e avrebbero valenza internazionale, il doverli trasformare più o meno con accondiscendenza a portatori di vessilli, ne riduce, a nostro avviso, il valore culturale.
Seppure Ezio Pagano tranquillizza sulle sue ingerenze in tema di direzione del museo Guttuso, noi invece siamo bene consapevoli che al momento il museo è comunque diretto, dall’esterno e con una presenza quasi metafisica, senza bisogno di un medium che comunichi le volontà del trapassato.

Sorge la domanda: meglio il niente? Ovviamente no.
Meglio qualcosa fatta meglio.

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