Senza piano di protezione civile la manutenzione è fondamentale. I recenti allagamenti di Bagheria si dimenticano troppo in fretta.
I fatti di questa città cadono troppo facilmente nell’oblio o preda di quei mistificatori social secondo i quali si deve stare zitti, si esagera, o è da 50 anni che è così ecc ecc ecc.
Stamattina in via Città di Palermo alta, davanti lo studio veterinario mi accorgo di questa caditoia in foto.
Mi ricordo di alcuni commenti preoccupati di concittadini dopo i fatti di Valencia, alla luce di quanto accaduto in città.
Ovviamente le cose sono diverse e il rischio che gli avvoltoi che si cibano di lapidi e di morti ti appellino come sciacallo è alto (il senso è: il bue che da del cornuto all’asino), ma i fatti parlano.
La storia delle caditoie e la storiella della loro pulizia e manutenzione, diventa fondamentale alla luce del fatto che Bagheria, allo stato attuale non ha (e non ha mari avuto), un piano di intervento della Protezione Civile, se non un vecchio piano relativo al caso di esondazione dell’Eleuterio(?????).
In caso di calamità naturale non sono identificati punti di raccolta, vie di fughe, protocolli precisi, e, a meno che l’incaricato non abbia terminato il piano in queste ore, Bagheria ne è, e ne è sempre stata sprovvista.
Uno di quei comuni attenzionato dall’organo regionale di protezione civile proprio per questa vacanza.
Quando la redazione del piano sarà completata, allora dovranno mettersi in atto tutte le operatività necessarie, compreso le esercitazioni anche nei plessi scolastici, che fino ad oggi sono state evidentemente monche, con un ulteriore aggravio di tempi per standardizzare le procedure.
La manutenzione delle caditoie, così come dei tagliafuoco in estate, la stesura e messa in opera di un piano di protezione civile, la cura delle periferie, la lotta all’abbandono di rifiuti, non sono priorità di questa amministrazione se non nei proclami del sito istituzionale che ormai è entrato a pieno titolo nella macchina di propaganda degli amministratori e delle corporazioni, lobby e associazioni che rappresentano, e non si può attendere la tragedia per cospargersi il capo di cenere giusto il tempo che il gregge dimentichi, un po’ come si sta facendo con il fenomeno dei roghi di rifiuti in alcune zone della città e delle sue periferie.
Se ci fosse bisogno di una consulenza o di un progetto a pagamento potrebbe essere che manutenzione delle caditoie e redazione del piano di protezione civile sarebbero già stati appaltati a qualche ammiocugino trasversale a tutte le compagini politiche ognuno con le sue competenze.
A proposito: ma se non c’è un piano di protezione civile, quali sono le linee guida locali (non quelle generali e nazionali ma quelle specifiche per il nostro territorio) alle quali i tavoli COC devono attenersi in caso di emergenza? E i volontari in che modo si muovono durante i loro interventi rispetto a procedure specifiche per la città che mancano da sempre?
Chi è il responsabile della protezione civile a Bagheria?
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