La grande tradizione della politica circense è tutta concentrata nella candidatura del sindaco e dei contenitori vuoti che ne hanno dato l’annuncio.
Nonostante non manchi qualche clown, i bagheresi attenti avranno poco da ridere. In compenso ci sono trapezisti e equilibristi che, tra poltrone e burocrazia sanno muoversi con destrezza (aggettivo che accompagna anche il sostantivo furto, in ambienti diversi, e lo si usa come aggravante). La compagine del Sindaco uscente Filippo Maria Tripoli, si ripropone ridotta al giudizio dell’elettorato.
Ridotta perché rispetto l’armata Brancaleone che si unì solo per il nemico comune rappresentato da Patrizio Cinque, alcuni pezzi li abbiamo persi in corsa. Pezzi che valevano voti, tanti voti.
Ridotta perché una parte di pubblico plaudente si è svegliata dal torpore e si è accorta che la normalità non è quella proposta in un progetto in cui i cittadini non sono tutti uguali.
A ben guardare il progetto civico del sindaco non ha un anima precisa se non quella becera di un certo centro abituato a trasformismi, compromessi e auto conservazione. Abbiamo in ordine: cambia casacca, curatori di interessi personali di varia natura e di varia ampiezza, che curano lobby, e potentati professionali. Abbiamo ancora personaggi dediti alla sopravvivenza economica e infine partiti disposti a sacrificare il simbolo per non sottostare a logiche nazionali che li vorrebbero coerentemente da altra parte.
Proprio la vicenda del PD locale da spunto a tante riflessioni: possono i valori di sinistra ignorare le istanze sociali di questa città votata alla spartizione degli appalti? Come può la sinistra e la sua cultura fare finta di niente su certi pranzi che sono eloquenti messaggi, legali ma sempre messaggi sono? Come può la cultura di sinistra accettare che un suo esimio rappresentante si muova tra legami con aziende che gestiscono servizi nazionali e lobby private traendone un certo beneficio personale?
Come può la cultura di sinistra accettare un certo modo di gestire l’assegnazione di appalti tutta tesa a garantire un certo potentato? L’illuminazione, la fretta a fare partire i cantieri del PNNR, i concorsi telecomandati con candidati che si ritirano ad un passo dalla vittoria una volta scoperti, che vanno a braccetto con assegnazioni di incarichi a figli e parenti? Come può la cultura di sinistra non interessarsi delle classi meno benestanti che si sono viste mettere le mani sui conti corrente senza alcuna attenzione?
Come può tutta la città e ancora la cultura di sinistra, non avere nessuna cura dell’ambiente, nessun rispetto per il verde continuamente maltrattato e vilipeso, con un urbanizzazione che ha preferito il cemento come nei migliori anni ‘70 e ‘80, ignorando quello che avviene nelle periferie e in aree limitrofe tra abbandoni di rifiuti di tutte le nature e roghi che appestano la città.
Ebbene arriverà il momento dei confronti pubblici con il programma alla mano, la buona memoria, e la capacità e il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. E lì la comunità dovrà scegliere tra il solito circo che incarna il senso negativo del già visto politichese coi suoi feudatari e i loro diritti e le loro regalie, e la voglia di far ripartire Bagheria nella direzione di una città normale con cittadini tutti uguali.
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