Ven. Set 20th, 2024

Pace e bene, bentornati nella nostra rubrica. Questa settimana continuiamo con il discorso di Gesù incentrato sulla fine dei tempi, più in particolare ci soffermeremo sulla parabola dei talenti sull’importanza che ha fare del bene al prossimo, specie in una società dove i fatti di cronaca si tingono sempre più di nero.

Siamo giunti alla penultima domenica dell’anno liturgico, difatti domenica prossima celebreremo la solennità di Cristo Re, la quale chiuderà l’anno liturgico che abbiamo vissuto e tra due domeniche entreremo in un nuovo anno con la prima domenica di avvento. Tornando a noi, la liturgia per domenica 19 novembre ha previsto come pagina di Vangelo la parabola dei talenti. La parabola comincia con un uomo pronto per partire per lungo tempo e, visto ciò, decide di affidare i suoi beni ai suoi servi, ognuno secondo le proprie capacità. Infatti ad un servo affida dieci talenti, ad un altro due e all’ultimo uno. Ora, non ha importanza la quantità di talenti ricevuti ma bisogna focalizzare bene che il padrone si fida dei suoi servi, a tal punto che gli affida ciò che possiede. Il padrone è Dio che affida ai servi, ovvero noi, i suoi doni. Lui si fida ciecamente di noi, ma noi riusciamo a fidarci ciecamente di Lui, oppure ci focalizziamo più sulle quantità piuttosto che ringraziare per i doni ricevuti? Come al solito, noi non siamo in grado di comprendere la logica e la giustizia di Dio, infatti ogni servo riceve una determinata quantità di talenti perché potenzialmente è in grado di farli fruttare, che è la cosa più importante. I doni che abbiamo ricevuto da Dio sono: la fede, il Vangelo, lo Spirito Santo, i sacramenti e tanto altro; ma se questi doni non li facciamo fruttare saremo simili al servo malvagio e pigro che è andato a seppellire il talento ricevuto. Un cristiano, invece, deve essere come i due servi che sono riusciti a far fruttare i talenti ricevuti e non c’è altra alternativa all’uscire da se stessi e guardare a ciò che l’altro necessita. Molti sono convinti, giustamente, che essere veri cristiani significa non fare del male a nessuno, effettivamente torto non ne hanno. Ma non fare del bene al prossimo non è buono e non è cristiano. Citando S. Francesco: “è donando che si ama la vita, è servendo che si vive con gioia”.

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Di Walter Di Gristina

- Studente di giurisprudenza - Giovane francescano - amante della giustizia, dello sport, della buona cucina e della filosofia.