Ven. Set 20th, 2024

(Video inedito di civiltà e legalità incluso)

In una città in cui si è smesso da un po’ di chiamare i fenomeni con il loro nome, anche la lotta alla mafia sembra avere una bandierina piazzata in fronte. Si deve parlare di cose astratte però, e magari non se ne deve parlare a certi pranzi. E sopratutto non ne possono parlare tutti, solo l’antimafia di facciata per i giovani e pochi intimi.

A Bagheria oggi si è svolta patrocinata dal comune, una manifestazioni in ricordo delle vittime innocenti della mafia. Non è una manifestazione organizzata dal Comune di Bagheria (non sia mai), ma su scala nazionale da Libera associazione, nomi e numeri contro le mafie.
Alla manifestazione a cui il sindaco uscente Filippo Maria (non lo sapevo era, incensurato)Tripoli, ha potuto presenziare solo perché si è svolta prima di PRANZO, hanno aderito solo due sigle, le uniche che sono state invitate, perché anche il comunicato fatto sulla pagina Facebook del Comune di Bagheria, (che troppo facilmente si presta ad incomprensioni, come potete vedere coi vostri occhi nell’immagine da lì estratta), ne parla solo a cose decise, e nemmeno troppo facilmente si intuisce di che tipo di manifestazione si tratta. Ne fa un solo annuncio pubblico 7 giorni fa e poi l’oblio anche per chi si è messo alla guida di una vettura in città.

Non ce la parola “marcia”, la grafica non è intuitiva si lascia supporre un coinvolgimento diverso delle sigle.

La lotta alla mafia a Bagheria per questa amministrazione è fortemente selettiva, sia nei temi e nei personaggi di cui ricordarsi, sia nel renderla inclusiva e trasversale a tutte le parti della città. Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Padre Puglisi, chi?!? La Marcia dei Valloni che non si è potuta tenere per problemi lungo il tragitto, e che a Casteldaccia si è tenuta in forma ridotta, a Bagheria ce la siamo giocata conu un incontro con Antonello Cracolici e il Centro Studi Pio La Torre. Quell’Antonello Cracolici che in due occasioni pubbliche proprio qui in città (ben due) ha ricordato come nei paesi, ci si conosce tutti, chiacchierati e non, e se sei un amministratore non si entra in un bar per prendere il caffè con gente chiacchierata (vale pure per il pranzo?). Che lo abbia detto due volte e in due occasioni diverse, significa che o ha un repertorio limitato, o qui in città sente il bisogno, la necessità di ribadirlo.
Mentre ieri la polizia scientifica faceva i rilievi in una scuola materna che ha subito un atto vandalico (in un clima di indifferenza complice delle autorità locali a cui il caos urbano e di valori, o piace o è utile), un paladino della giustizia mediatica, veniva ad infondere lo spirito della “legalità e della sicurezza” coi le sue virtù taumaturgiche.

La mancanza di una presa di posizione anche quando accadono episodi che sono sintomi preoccupanti e poi il giorno dopo la passeggiata coi giovani, usata per mera propaganda elettorale sono assolutamente da biasimare e sono irrispettosi nei confronti di quello che la massiccia presenza delle scuole e la loro testimonianza, possono significare.

L’unica nota bella e positiva è stata proprio la partecipazione di chi non era lì per farsi vedere ma perché ci crede, ragazzi e insegnati fuori dagli schemi, e nuovi veri missionari. GLI UNICI PROTAGONISTI A DISPETTO DI OGNI NARRAZIONE.

Perché quei personaggi la cui celebrazione questa amministrazione ha completamente dimenticato in tempi normali e sfodera in tempi elettorali, sono in quei vessilli esposti oggi, a sfilare accanto a chi ha pure dimenticato di costituirsi parte civile, al fianco di un esercente taglieggiato a Bagheria, che ha avuto il coraggio di denunciare e tra i cui presunti taglieggiatori c’era un candidato in una lista a supporto del sindaco uscente.

Nel frattempo la risposta di certa Bagheria all’antimafia e quella che arriva da Contrada Monaco mentre scriviamo e mentre ci sono i ragazzi sul corso, e che potete vedere testimoniata nel video, e il fatto che non ci sia la volontà di andare a sequestrare quell’impianto che grida illegalità ogni volta che suona, è un brutto segnale.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.