Ven. Set 20th, 2024

Gli aneddoti del Professore Antonino Russo, colgono sempre il bersaglio dell’attualità. Seppure la sua visione non approfondisce (pur potendo, essendo sociologo dal 1990), individua bene un contesto di dibattito in questi giorni: quello del disagio giovanile e del gap generazionale.

Ieri la famiglia allargata (zii e cugini, non quello che intendiamo oggi n.d.r.), si riuniva principalmente per le feste, durante le quali si preparavano i pranzi e le cene. Poi c’era la riunione consueta la domenica. Per le feste la famiglia al completo (o quella del padre o quella della madre) si riuniva e trascorreva tutta la giornata in allegria. I grandi stavano con i grandi, i piccoli stavano con i piccoli. A questi ultimi non era consentito parlare con i grandi. Non so quanto fosse errata questa usanza. I piccoli in estate si riunivano nei balconi o nelle terrazze e giocavano per tutto il tempo. I grandi discutevano di faccende serie riguardanti la vita dei singoli componenti della famiglia. Ai piccoli non era concesso ascoltare le conversazioni dei grandi. Dai nostri nonni ai nostri padri vi è stato un cambio generazionale formidabile che ha segnato un passaggio di secolo (dall’ottocento al novecento). Tra i nostri padri e noi non vi sono state differenze epocali. Tra noi e i nostri figli la differenza è più marcata, ma contenuta e assorbita senza traumi. Tra noi e i nostri nipoti la differenza è più accentuata e non so ancora come si risolverà. Apparteniamo a due mondi diversi che spesso non riescono a dialogare. Per fortuna ci tiene legato l’affetto che non muta col passare degli anni. Il mondo affettivo è quello che maggiormente resiste all’usura del tempo. L’incontro tra nonni e nipoti oggi è problematico per via del cambio generazionale, ma incontrarsi è sempre un piacere che nessuno ci può togliere e ce lo teniamo stretto. I giovani oggi hanno più distrazioni fuori dalla famiglia. Loro trascorrono più tempo fuori casa. Noi eravamo più casalinghi e, se vogliamo, anche più mammoni.

Nota del redattore:

oggi tema di dibattiti a fronte del dilagare di un problema giovanile, è proprio l’anaffettività. La mancanza di empatia tra generazioni diverse ma soprattutto fra loro. Se per i nonni dei nostri figli era un valore, e per i nostri figli non lo è, ad avere tramesso male il senso dell’affetto, siamo stati noi in mezzo.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.