Ven. Set 20th, 2024

Ancora un ricordo del Professore Russo che torna a descriverci un’altro edificio storico, per come lui lo poté visitare negli anni ’50, prima del saccheggio e dell’opera del buon Pietro Piraino, recentemente venuto a mancare, che nel 2014 vi trasferì il suo “Museo delle cere e del giocattolo.

Il Principe di Butera, Ercole Michele Branciforti, alla fine del settecento, si era sistemato nella zona alta di Bagheria. Nel 1797 aveva fatto costruire una dimora in stile romanico, circondata da un parco lussureggiante. Nell’area del parco aveva fatto costruire una Certosa.
Questa conteneva un piccolo convento di monaci trappisti, costruiti in legno, paglia e stoppa. I personaggi erano a grandezza naturale. In tal modo i visitatori avevano la impressione di trovarsi di fronte a un convento di veri frati.
S’iniziava con l’ingresso, dove c’era un frate seduto dientro un tavolo: questo era addetto all’accoglienza dei visitatori.

In alcune stanze vi erano tavoli attorno ai quali sedevano personaggi storici, alcuni dei quali raffiguranti notabili dello stesso paese. In uno dei gruppi si era fatto riprodurre lo stesso principe di Butera, nella speranza che il fatto di trovarsi in mezzo ad alcuni memorabili illustri commensali, gli conferisse maggiore accredito.

Affresco ancora visibile negli anni ’50 in una delle sale

Negli anni cinquanta del novecento la Certosa era ancora in buone condizioni. Successivamente, una serie di saccheggi, hanno azzerato la collezione del convento.
In quegli anni, la Certosa fu affidata alle cure di Don Armando Trigona. Essendo io allora Presedente dell’Associazione Cattolina San Giovanni Bosco, il cui direttore spirituale era proprio don Armando, ebbi la possibilità di visitare la Certosa prima che venisse smantellata.

Nel 2014 alla fine di una lunga opera di riqualificazione, vi si trasferì con la sua collezione, fino ad allora ospitata a Villa Cutò, Pietro Piraino Papoff. Tra i progetti quello di ricreare nell’annesso laboratorio, le dodici statue in cera fatte nel 1770 dal ceroplasta Ferretti, oggi rubate e non più esistenti. Piraino è venuto a mancare nel maggio dello scorso anno. (n.d.r.)

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.