Ven. Set 20th, 2024

Le memorie del Professore Antonino Russo, come il sito archeologico del suo ricordo, sono testimonianza di altre vestigia. Non si scava il terreno ma si ritrovano reperti dentro ognuno di noi.

La frequenza della prima media mi ha permesso di conoscere nuovi ragazzi di altre zone di Bagheria e di paesi vicini. Ricordo che ho legato subito con tre ragazzi che venivano ogni giorno da Santa Flavia. Questi mi hanno parlato delle rovine di Solunto, a me allora totalmente sconosciute. La mia curiosità mi ha fatto subito organizzare una passeggiata in quel luogo alla prima domenica che è arrivata. Per me è stata una festa. Ho appreso avidamente le notizie che mi hanno comunicato i tre amici. Ho scattato alcune fotografie con la mia piccola Comet e ho preso appunti.

Nei primi anni cinquanta non avevano ancora completato scavi in tutta la zona. Quello che c’era da vedere l’ho visto in pochi minuti e mi sono ripromesso di tornare. Cosa che ho fatto dopo una settimana. Quando sono approdato all’Istituto regina Margherita di Palermo, una domenica ho fatto da cicerone ai miei compagni venuti in pullman da Palermo. La visita alle rovine di Solunto per me è diventata una consuetudine. Mi sono innamorato della ROMANITÀ. Ho iniziato ad acquistare libri sulla storia di Roma che pubblicava la casa Editrice Rizzoli nella collana B.U.R.

Questi libri li conservo ancora gelosamente. Quando finalmente sono stato a Roma mi sono reso conto che a Solunto si poteva avere una discreta idea della romanità. Intanto la cosa che subito viene notata a Solunto è la pianta della città tipicamente ippodamea, con le strade ben conservate che si incrociano ad angolo retto. Singolare era il sistema di raccolta delle acque attraverso le cisterne pubbliche e private, con sistema di espulsione delle acque e dei rifiuti. La cosa che subito ho notato sin dalla prima visita è stata, oltre alla regolare sistemazione urbanistica, la bellezza paesaggistica del luogo: la città era sistemata su una collina degradante verso il mare. Da ogni punto della città era possibile osservare un paesaggio meraviglioso.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.