Ven. Set 20th, 2024

Quando il Professore Antonino Russo scrive da Napoli, sceglie l’argomento in autonomia e spesso non lo preannuncia. Quello di oggi ci pare ancora una volta calzante con l’attualità bagherese, in cui è nata un forte polemica sulla deontologia di chi ha scelto di informare la città sugli eventi e ne racconta addirittura di inventati, o peggio si schiera per antipatia personale e però si autoproclama libero e imparziale. Sono stati anni di troppo proclami, anche politici, e il risultato è per le strade della città. Chi lo narra male (consapevolmente) è complice.

Oggi i bagheresi si sono uniformati al giornale online. Fino a poco più di un anno fa, la tradizione del giornale cartaceo a Bagheria è stata rispettata ed onorata. Non è che i giornali avessero vita lunga, ma se ne chiudeva uno e se ne apriva un altro. C’era sempre qualche foglietto che era pronto a continuare la tradizionale vocazione al giornalismo che andava avanti sin dai primi anni del novecento. Gli amanti del giornale cartaceo sostengono che toccare la carta è un piacere che lo schermo del computer non da. Avere il foglio di giornale davanti agli occhi non è come avere lo schermo del computer. La carta ha uno spessore, si può toccare, palpare, sfogliare e fissare attentamente per lungo tempo.

Quello che è contenuto nello schermo del computer è aereo, non si può toccare, non si può possedere: ecco, era l’idea del possesso che forse ci attraeva. Il foglio andava letto e riletto, ma col piacere di poterlo toccare, sfogliare, sottolineare qualche parola o qualche frase. Questa della sottolineatura era una pratica diffusa: essa permetteva di mettere le mani nello scritto, entrarci dentro e maggiormente possederlo.
La sottolineatura ti permetteva di rileggere soltanto la parte che suscitava in te maggiore interesse. Poi c’era il rito della sistemazione del foglio. Lo stesso poteva essere incollato dietro altri fogli che si erano occupati dello stesso argomento.
Il tutto poi doveva essere sistemato in una cartellina che teneva insieme la materia di cui trattava il foglio. La cartella, poi, andava sistemata sulla scrivania o in uno degli scaffali della libreria in modo da potersi trovare alla bisogna.
Ogni tanto, poi, era d’obligo una scelta per fare ordine nel mare di fogli che invadevano lo studio. E questa era una operazione complicata. Gettare nel cestino delle carte, un foglio, non era impresa facile. Può sembrare ridicolo, ma uno si può affezionare a fogli di carta e cestinarli non è operazione semplice. D’altra parte tanti fogli non si possono conservare, a meno che non si disponga di un deposito attrezzato. Ogni tanto, quindi, è meglio cestinare, salvanto soltanto gli oggetti di pregio.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.

Un pensiero su “Il giornale cartaceo e quello online.”
  1. Comprendo bene la nostalgia del cartaceo, e personalmente lo preferivo alla modalità “moderna” del digitale, ma i giornali Online dovrebbero informare in tempi decisamente più veloci, direi immediati, e visto che quasi tutti siamo presi dalla frenesia del mattoncino da tappare direi che offre molti più vantaggi nell’ambito della tempestività dell’informazione. Certo mi rendo conto che la volatilità delle notizie e anche la quantità di notizie a cui attingere così è aumentata notevolmente, e che il “mi informo su facebook ” sia mooooltoooo pericoloso in termini di corretta e precisa informazione, ma la cosa che mi preoccupa di più, analizzando la storia recente dell’informazione digitale è che malgrado lo strumento le notizie non solo non sono mai tempestive (senza generalizzare su tutti i giornali digitali che abbiamo avuto online), ma che l’imparzialità e la precisione delle informazioni sia andata letteralmente a farsi friggere! Ricordo che ci sono stati degli ottimi prodotti editoriali, che informavano con precisione e slegati dai politici di turno (90011.it) ma che hanno avuto vita breve proprio perchè osavano mettersi di traverso rispetto a quelle cose che oggi definiremo “pensiero unico” , quindi per questo attaccati dal “potere”, e quindi seppelliti da procedimenti e scartoffie istruite da scaltri avvocati assoldati da chi ha sempre tenuto banco nell’informazione locale. Ricordo, che in questa città che oggi ha solo un telegiornale locale, e che in passato avevamo ben due televisioni locali, una delle quali (tv otto) , che aveva tre edizioni di telegiornale locale al giorno, tecnicamente e professionalmente ineccepibili, ma aimè il verbo al passato che ho usato ci riporta alla triste realtà odierna, dove tutto è volatile, vuoto di senso critico e con quasi nessuna voce “controcorrente”. All’epoca la pubblicità era un valido supporto a progetti di questo tipo, ma con lo scadere dell’economia locale sempre meno attività commerciali sono disposte ad investire in pubblicità…quindi guerra per accaparrarsi il committente, che oggi può permettersi il lusso di manifestare le proprie simpatie politiche indirettamente imponendo anche il “taglio” dell’informazione dell’editore suPino alle logiche economiche. Anche quella del “settimanale di Bagheria ” è una storia del passato, aimè che il tenace direttore Michele Manna ha resistito alla tentazione di “prostituirsi” al mercato, e adesso ha dovuto cedere dopo il numero 980 a questi nuovi assetti socio-economici. Oggi quindi chiunque abbia un mattoncino può esprimersi , ma il danno è bello e fatto, la gente ha bisogno di essere informata, perchè si rischia di commentare il nulla, quindi apprezzando il lavoro che fortunatamente oggi richiede doti esclusivamente intellettuali e non economiche, a continuare imperterriti a raccontare la verità perchè il pensiero critico diventi di questa città , limpido e trasparente senza secondi fini. Spero che il coraggioso e preparato Ignazio soresi con l’inchiesta di Bagheria possa regalare alla collettività quello che ci è sempre mancato: un punto di vista diverso e fattivo …avanti tutta Ignazio.

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