Ven. Set 20th, 2024

di Giuseppe Firenze

Le tradizioni musicali popolari fanno parte del nostro patrimonio culturale e contribuiscono a definire l’identità di una comunità. In Sicilia ne abbiamo tantissime, che spaziano dal sacro al profano. Alcune le tramandano i nostri nonni, di altre ormai apprendiamo dai libri.

Molte tradizioni antiche sono andate perdute, ma il loro valore antropologico riconosciuto universalmente (patrimonio immateriale n.d.r.), ha fatto si, che negli ultimi decenni, si verificasse una riscoperta del loro significato indentitario, cosa che ha condizionato le scelte anche di alcuni bagheresi.
Davide Monteleone, insieme al suo amico Davide Fontana, seguendo le orme del nonno Mastru Gabriele Gagliano, tramandano la realtà dei tammurinara alle nuove generazioni. Il gruppo dei tammurinara di Baaria proietta tradizioni ben salde di tamburo siciliano, consegnandole alle nuove generazioni che ne garantiscano il futuro, con l’istituzione di una scuola.

I due Davide mantengono alta la tradizione antica dei tamburinai siciliani, e hanno creato questo gruppo che ormai in città è talmente conosciuto, da essere diventato un’istituzione.

La storia del tamburinaio è molto antica. Nasce come figura che guidava la marcia delle armate: uno dei componenti dava gli ordini tramite il tamburo e in base al tipo di rullo, alla cadenza e alla velocità, i soldati capivano cosa fare.
La figura si evolve e si adatta ai tempi. Dopo le guerre si inventa un nuovo ruolo, dagli ordini militari passa ad annunciare i fatti di cronaca locale.
Noi abbiamo recuperato la figura siciliana del tamburinaio, riprendendo la tradizione dell’abbanniata.

In sicilia con la dominazione araba iniziata nel 827, e quella normanna nel 1061, insieme con quella bizantina, si crea una mescolanza di stili meravigliosi anche nella realizzazione degli strumenti musicali.
I materiali per creare un tamburo erano diversi: si usava lamiera di ottone, con sopra delle pelli di capretto e attorno una cornice di legno che teneva pressate le pelli.
Con l’andar del tempo, la tecnica di costruzione è cambiata. L’essenzialità dello strumento rimane nella cassa tutta in legno, ed è proprio dalla qualità e dalla tipologia di quest’ultimo, che dipende la tonalità del suono.

Forse la passione per il ritmo del tamburo, nasce già nel grembo della propria madre, quando per nove mesi il tempo è scandito dal battito del proprio cuore e di quello della mamma. Se è da lì che nasce tutto, allora il ritmo potrebbe essere insito in ognuno di noi finché si è bambini, poi, con il tempo, o si evolve o si perde. I tamburinai non lo perdono, entra nel loro DNA.
Il suono del tamburo è sempre stato un richiamo per la gente, nella duplice funzione di accompagnare momenti felici e allegri, ma anche grevi e solenni come nelle ritualità cristiane e in quelle funebri.

Nella processione del Venerdì Santo il tamburo è sicuramente un protagonista. Il tradizionale strumento che si usa, viene, per così dire, ammutito. Quello del tamburo è un suono solitamente brioso e allegro: le due pelli, e in particolare quella inferiore in cui ci sono delle corde che danno il ritmo rullante, fanno sì che sia un tamburo a festa. Nel giorno del Venerdì Santo viene ammutito, si diceva anticamente: lintati li cordì, cioè allentati le pelli e i tiranti, per ottenere il tipico suono a lutto.
Il tamburo ha una storia antica e nello stesso tempo affascinante nella sua complessità.

Davide Monteleone e Davide Fontana, con il loro splendido gruppo di bambini e il supporto dei genitori, continuano questa tradizione con grande entusiasmo e dedizione. Sono un esempio di amore per la nostra città, e lo trasmettono attraverso il rullo dei loro tamburi, un simbolo di eccellenza per la comunità e per le istituzioni che la rappresentano.

I Tamburinai di Baaria, sono un gruppo organizzato e preparato, in cui nulla è lasciato al caso, tanto da essere scelti anche dal regista bagherese Giuseppe Tornatore per impreziosire la pellicola del film Baarìa durante la scena della partenza dei militari dalla stazione ferroviaria e durante svolgimento della processione del patrono S. Giuseppe.

Tradizionalmente i gruppi che portano avanti e condividono con la comunità le grandi passioni, sono spesso legati anche da un forte campanilismo, così come capita nelle confraternite, nelle tifoserie e persino nelle contrade del palio di Siena, succede anche coi tammurinara provenienti da altri paesi.  Sarebbe accaduto anche durante la sfilata dei carretti siciliani per la festa del Santo Patrono. Momenti di tensione passati inosservati e che non hanno minato il clima festoso. E anche questa forse è tradizione.

San Giuseppe ci guidi sempre nella logica del dono, dell’altruismo, della dedizione totale al benessere spirituale e materiale della vita domestica con il buon senso e la capacità di comportarsi con saggezza e senso della misura, attenendosi a criteri di opportunità che devono essere più generalmente condivisi anche tra le mura della grande casa Comune che è la città tutta, con le istituzioni locali che devono farsi garanti degli equilibri.

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