Mar. Ott 22nd, 2024

Nonostante i timori iniziali per la mancanza di autorizzazioni, la processione si è svolta coinvolgendo numerosi fedeli. Pubblichiamo foto e video e un aneddoto legato ad un aspetto della tradizione a cura dello storico Igor Gelarda nostro amico personale.

In Sicilia il culto per Sant’Antonio è stato sempre particolarmente diffuso, sicuramente anche per il periodo passato nella nostra isola. A Palermo poi Sant’Antonio da Padova è conosciuto con il nome di Sant’Antonino. Tanto per non sbagliare, per un palermitano la chiesa di Sant’Antonio è quella di via Roma, ossia Sant’Antonio Abate; Sant’Antonino è quella dedicata al Santo di Padova, di fronte la stazione. Oggi, in Italia sono circa 1.100.000 le persone che si chiamano Antonio. Ma molto diffusi sono anche Antonino e Antonina, che anche se derivati di Antonio sono ormai nomi “autonomi” e contano rispettivamente circa 190 mila e 90 mila unità, quasi tutte al sud Italia, una gran parte delle quali proprio a Palermo e provincia.

In moltissime località, il giorno di Sant’Antonio c’è la consuetudine di benedire il pane e tutto questo affonda le sue radici da uno dei miracoli del Santo. Un bimbo di appena 20 mesi, il piccolo Tommasino, lasciato da solo in casa dalla madre morì affogato in un recipiente d’acqua. Disperata la madre invocò l’aiuto del Santo, e nella sua preghiera fece un voto: se otterrà la grazia donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino. Il figlio tornò miracolosamente in vita e nasce così la tradizione del pondus pueri una preghiera con la quale i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto fosse il loro peso.

Il legame con il nostro territorio siciliano risale alla vicenda del suo periodo missionario in  Marocco, dove fu colpito da una malattia che lo inchiodò a letto. Costretto a tornare, si imbarcò per il Portogallo, ma la nave, colpita da violenta tempesta, naufragò contro il litorale siciliano. Secondo la tradizione il veliero sarebbe naufragato a Capo Milazzo, in quella baia che ancora oggi prende il nome Sant’Antonio. Soccorso da alcuni pescatori siciliani, venne trasportato al più vicino convento, dove dopo un paio di mesi guarì.

Igor Gelarda

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.