Nei video e nelle foto, la Bagheria che vive di inutili proclami e di troppa tolleranza. Nell’ammettere l’inciviltà di parte della città, arrivati a questo punto, non ci può essere resa né lettura sociale.
Capodanno col botto e con l’incendio di rifiuti nella solita contrada Monaco, dove già dal pomeriggio del 31 dicembre esplodevano ordigni a tempo di musica disco, trap e neomelodica ad un volume talmente alto che dalla galassia vicina hanno avuto la certezza che su questo pianeta ci sono forme di vita (da evitare come la peste, ma ci sono).
Scattata la mezzanotte è partita una lunghissima batteria di giochi pirotecnici chiaramente non autorizzati, che già dai primissimi minuti hanno provocato l’incendio di un cumulo di rifiuti in un’area a verde utilizzata ormai come discarica, in via Peppino Impastato.
Contemporaneamente, come si può vedere da alcuni fotogrammi nei video, qualcuno si premurava ancora di lanciare bombe carta e ulteriori giochi pirotecnici proprio sulle fiamme, mentre tutta la città ha dimostrato che, nonostante le ordinanze e i proclami, a Bagheria il senso di impunibilità è tangibile e tutto è lecito.
Le lingue di fuoco così alimentate, erano ben visibili a distanza e pericolosamente vicine a diversi automezzi parcheggiati, mentre una nube nera e la puzza, che qualcuno ha definito la peggiore di sempre, levavano ogni dubbio su quello che stava bruciando, e la musica continuava a incorniciare il quadro della sconfitta della civiltà a Bagheria.
A giungere sul posto, circa trenta minuti dopo la mezzanotte, le forze dell’ordine accolte dalle urla di giovani festanti che si udivano a distanza, forse perché avevano interrotto la festa: la musica è infatti cessata solo in quel momento. I Vigili del Fuoco giunti dieci minuti prima dell’ una del mattino hanno impiegato poco meno di un’ora per domare le fiamme e hanno però lasciato le ceneri fumanti e maleodoranti.
Una vettura delle forze dell’ordine ha poi presidiato la zona per diverse ore. Ancora per buona parte della giornata successiva dai resti si alzavano fumi ed esalazioni nauseabonde.
Nessuna testata giornalistica ne ha ovviamente parlato. A Bagheria si tace come ai bei vecchi tempi e la voci dissonanti si isolano, deridono e denigrano, proprio come ai bei vecchi tempi. Non è vero che il Comune può fare poco, come spesso sottolinea il sindaco quando dice che il controllo del territorio non è di sua competenza. Gli interventi nel senso del recupero del gap sociale, sono proprio di competenza delle amministrazioni.
Non intervenire mai, lasciar correre tutto, raccontando buffonate perenni su bonifiche, pax sociale recuperata, controllo del territorio con sistemi mai realmente funzionanti, ha generato una zona franca che si è allargata a tutta la città, ma che continua ad avere l’epicentro in alcune note zone di borgata che sono diventate una piaga per tutta la comunità.
Seppure il concetto del ghetto è concetto orribile di per sé, quando inteso come recinto in cui proliferano certe realtà, rimane la sensazione terribile che quelle zone siano diventate ormai la città da cui Iena Pilskeen deve salvare il Presidente degli Stati Uniti, in quel capolavoro che è 1997 fuga da New York di John Carpenter o quella asfissiante immagine distopica della Los Angeles di Ridlley Scott in Blade Runner per le cui strade (volanti) in sottofondo persistono musiche di un intraducibile fedayn (neo melodico nel nostro caso) che annuncia non si capisce bene cosa (e non se ne vuole fare una questione di gusti musicali).
La notte del 1 gennaio 2025 non è stata la sconfitta di un ordinanza che nasce per scrollarsi di dosso le responsabilità, è la sconfitta del finto ottimismo, del volemose bene, ma anche la sconfitta della verità raccontata da chi dichiarava poche ore prima di avere dato una svolta al fenomeno dei roghi e non ha alcun interesse a risolvere il problema perché privo del necessario coraggio per scontentare certi elettorati che notoriamente appartengono a un fedelissimo: che si sappia, come si vede bene dalla nube nera nelle foto e nei video e dagli odori persistenti sino al mattino dopo, a bruciare erano rifiuti, e come direbbe Montale, rifiuti addimurati.
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