Mer. Feb 26th, 2025

Le intercettazioni aprono scenari sempre più inquietanti sul fenomeno mafioso anche nella nostra città dove troppo presto(????) si è cantata vittoria.

Leggendo le trascrizioni delle conversazioni tra i presunti boss mafiosi finiti nelle maglie della giustizia nell’operazione dei giorni scorsi, vengono a galla nuovi particolari che riguardano il tessuto criminale di Bagheria, che mettono in evidenza due aspetti fondamentali: è un tessuto permeabile come i bei vecchi tempi andati (ma non troppo andati), ed è un tessuto pericolosamente vicino.
Secondo quanto riportato oggi dal Giornale di Sicilia, gli affari della mafia avrebbero potuto con serenità gestire alcuni aspetti dei concerti a Bagheria al Piccolo Parco Urbano, anche il concerto di Piero Pelù che avrebbe dovuto svolgersi ad Agosto del 2023 e che fu rinviato all’anno dopo per una déffaillance del cantante.
E molto importante che leggiate qui i particolari della vicenda che testimonia gli interessi del mandamento Portanuova, sugli spettacoli in città come fonte di guadagno.
L’intercettazione è chiara: l’affare poi non si farà, a quanto sembra, non perché ci fossero difficoltà ad entrarci o resistenze cui far fronte (la possibilità di entraci la si darebbe per scontata), ma perché non si ritennero gli omologhi del luogo affidabili, e per via del rischio di restare incastrati da indagini a causa dei troppi occhi indiscreti puntati sull’affaire degli spettacoli.
Attenzione questa ricostruzione la fanno gli inquirenti dalle intercettazioni e la riporta il Giornale di Sicilia, non Soresi!!! Soresi al massimo era ed è uno di quegli occhi puntati sui concerti, ma per altri motivi (e non ci è dato sapere di quali altri occhi si parla).


Alcune cose sono particolarmente rilevanti: gli interessi della mafia per Bagheria non sono sopiti affatto e non si può continuare con la stessa superficialità ad affrontare il problema, soprattutto quando ci passa cosi vicino.
Già perché tutti i concerti del Piccolo Parco Urbano, mettendo in atto alcuni escamotage, erano patrocinati dal Comune di Bagheria che giustificava gli esborsi, con il grande rientro di immagine e lustro che avrebbero dato alla città (hanno rischiato di non darlo solo alla città).
Ancora: se il Piccolo Parco Urbano poteva essere avvicinato per cedere la gestione dei punti di ristoro durante i concerti, in che modo sarebbe stato convito dai boss? Con le intimidazioni? Con l’inganno? Come giustificano gli inquirenti questa permeabilità?

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L’area del Piccolo Parco Urbano è affidata ad una associazione che pare abbia addirittura cambiato denominazione in questi mesi, dicono per aggirare lo sfratto imposto dalla fondazione che ne detiene la proprietà e che lamentava la gestione un po’ troppo imprenditoriale, rispetto quanto previsto dal comodato d’uso gratuito. Anche questa è una vicenda strana con la presenza di un commissario regionale in una fondazione che però non esiste più e che non è quella con la quale il Piccolo Parco Urbano aveva stipulato la convenzione, e con i procedimenti che, a causa di queste ambiguità, si ingarbugliano sapientemente nelle sedi di conciliazione o dibattimento.
Sulla vicenda nascono diversi equivoci per via del gioco di scatole cinesi messo in atto, con ruoli interscambiabili tra presidenze, vice presidenze e amministratori di tre associazioni ed una società cooperativa.


Quando affermiamo che il Piccolo Parco Urbano sia stato destinatario di patrocini onerosi comunali, non siamo lontani dalla realtà, visto che l’ultima erogazione avviene all’Associazione Clamore (una delle tre) che pare sia proprio quella subentrata nella gestione degli spazi. Una (anzi due) delle altre associazioni è (sono) la Gomad Concerti nella sua duplice veste di associazione culturale e di società cooperativa, la prima riceveva elargizioni dal Comune in quanto no profit, la seconda faceva attività imprenditoriale sugli stessi eventi in quanto cuttuttiiprofit (neologismo n.d.a.).
La Gomad è stata spesso scelta per gli spettacoli natalizi (con affidamenti praticamente diretti invitando alla procedura di selezione, società che si occupavano di altro e che quindi non rispondevano neanche o declinavano) e nelle celebrazioni del 50° Anniversario del Museo Guttuso, dove il video realizzato da Nico Bonomolo è stato pagato a Gomad (non sappiamo a che titolo) ben 10 mila euro (9999).

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Il tutto porta ad alcune inevitabili conclusioni: è possibile auspicare che il Comune cominci a sceglire di interfacciarsi con gli operatori in modo tale che le interazioni risultino essere perfettamente trasparenti?
Se il Piccolo Parco Urbano è realtà permeabile, e speriamo le indagini spieghino in che modo negli interessi degli stessi gestori che sarebbero magari stati vittime, dobbiamo preoccuparci degli stretti legami con questa amministrazione che li ha scelti nelle loro varie configurazioni?
C’è qualcuno oltre noi (che lo facciamo da anni) che ha puntato gli occhi indiscreti sul mondo spettacolo a Bagheria, tanto da scoraggiare i boss di Portanuova?
Che indagini temeva cosa nostra sui concerti di Bagheria (ricordiamo che anche in questo caso è emersa l’esistenza di talpe e informatori fiancheggiatori dei mafiosi)? Oppure si parlava dei riflettori puntati sul mondo dell’intrattenimento in generale?

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.