In piena Campagna elettorale ci attendiamo di tutto. Le mistificazioni della realtà, e i racconti un po’ imprecisi.
La presentazione del libro dedicato a Mimmo Pintacuda e alla relativa mostra degli scatti contenuti nel volume, avvenuta domenica scorsa a villa Cattolica, al di là dell’evento culturale in sé(?) solleva ancora una volta dubbi sull’operato dell’amministrazione di Filippo Tripoli in materia di patrocinio del Comune.
Il primo dubbio è la natura della comunicazione dell’evento e della sua declinazione nel tempo. La mostra resterà a disposizione della fruizione del pubblico, allestita all’interno del museo Guttuso alla quale è stata affidata, fino al 30 giugno. La visita è subordinata all’ingresso in museo ed è quindi a pagamento.
Altro dubbio è la natura del patrocinio del Comune. Sull’albo pretorio non si riesce a rintracciare alcun atto. È un patrocinio oneroso? In cosa consiste? Le spese del rinfresco offerto e di tutto l’evento in sé, sono considerate in questo patrocinio? Da dove provengono i fondi per questo patrocinio?
Secondo quanto si apprende dal sito istituzionale il patrocinio del Comune si declina “nell’utilizzo di fondi della tabella H”.
Peccato però non approfondire per sapere qual’è l’anno di riferimento della tabella, e, soprattutto, peccato non raccontare che la tabella H, è, semplificando, un finanziamento generalmente erogato a fine anno dalla Regione Siciliana a fondazioni e onlus, noto per essere indirizzato a quei Comuni amministrati da compagini vicine alle opposizioni del governo regionale, e introdotto, badate bene, dall’ex presidente della regione Totò Cuffaro, oggi prontamente restaurato.
Un piccola pioggia di denaro, contentino per chi non ha beneficiato di altre spartizioni (in senso buono ovviamente)
Ma allora è un finanziamento della Regione Siciliana, spacciato per patrocinio del Comune di Bagheria? Per pagare i dolcini e lo spumantino? Magari quelli li hanno portati il Sindaco e gli Assessori, passando da qualche pasticceria della lobby del gusto.
Ma non finisce qui, un capitolo interessante si apre sulla stampa del Libro/Catalogo della Mostra, e sulla sua vendita in concomitanza con l’evento.
Il progetto della pubblicazione è stato realizzato graficamente dalla ditta FAF Toscana, Fondazione Alinari per la Fotografia con affido da parte del Comune di Bagheria con determinazione 520 del 9 giugno 2022 e stampato dalla ditta New Digital Frontiers di Palermo giusta determinazione 518 del Comune di Bagheria in pari data, per un totale di euro 12000 circa a valere sull’ormai famigerato finanziamento regionale.
Giugno 2022 un bel po di mesi fa… l’evento di domenica era già in progetto allora?
Come si spiega il fatto che già il 2 luglio del 2021 era stato liquidato alla stessa ditta Alinari il progetto grafico dello stesso volume? Cos’è un’aggiornamento? Il primo non era venuto bene e lo riaffidi dopo un anno agli stessi interlocutori? Il progetto grafico era stato già assegnato ad altra ditta con determinazione 229 del 30/12/2020 ed era stato revocato il 21 aprile del 2021, ma in questo caso era probabilmente intervenuto il Covid a bloccare tutto.
A chi vanno oggi gli incassi della vendita del libro catalogo, pagato coi soldi regionali?
Per altro: quale Archimede Pitagorico disneyano venderebbe un libro che è costato circa 120 euro a copia (senza contare il mistero della doppia progettazione che ne alzerebbe il prezzo quasi al doppio), per soli 30 euro?
Come si fa ha parlare solo ed esclusivamente dell’evento culturale, se questi sono i retroscena?
Concordiamo con chi suggerisce che è meglio sempre essere ben informati.
bravofilippocomplimenti #bagherianonecomunepertutti
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