Impossibile non leggere i ricordi del Professore Antonino Russo. In questi giorni di grande sport italiano nel mondo, ricordiamo le partitelle per strada quando Bagheria era in uno splendido, nostalgico, coloratissimo, bianco e nero.
Quando ero piccolo di partite di pallone se ne giocavano parecchie dalla mattina alla sera. Il nostro campetto di calcio (se così si poteva definire) era il vicolo Paterno (cioè ‘a Badduzza), la prima traversa a destra, scendendo dalla via Goethe. Io abitavo all’inizio di questa via e dal mio terrazzo vedevo alcune case basse del complesso Palagonia e alcuni mostri che avevano cullato i i sogni della travagliata mia infanzia (travagliata perchè si era svolta durante la guerra). Il campo di calcio era un tratto di strada dal fondo terroso. Le porte erano delimitate da due pietre poggiate a terra. Non abbiamo fotografie di quell’epoca perché non possedevano una macchina fotografica. Le squadre non avevano il numero canonico di giocatori. Si poteva andare da due contro due a dieci contro dieci.
A volte i giocatori per le due squadre venivano sorteggiati. Altre volte venivano utilizzate squadre gia formate per partite precedenti. Un giorno stavo giocando una partita stando in porta. Mentre giocavamo ho udito la voce di mamma che mi chiamava perché era tornato mio padre dal lavoro e dovevamo cenare. Ho lasciato la porta sguarnita e mi sono precipitato a casa. Quando sono tornato nel campetto ho trovato tutti i compagni della mia squadra in subbuglio: gli avversari durante la mia assenza avevano segnato un gol. Io sono stato ripetutamente picchiato da tutti i compagni.
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