Mar. Set 17th, 2024

di Francesco Paolo Provino

​Bagheria nella sua storia attraversata anche da illustri uomini di cultura ed artisti, vive oggi una realtà in cui la creatività è troppo spesso espressa in chi fa della mistificazione il proprio cavallo di battaglia, a partire dalla politica (di cui ci occuperemo in un altro articolo) per terminare nella tutela dell’ambiente.

​Dopo avere ascoltato i grandi proclami dell’amministrazione che in continuità con il suo recente passato ha dato vita ad un programma di verifica di legittimità su diversi manufatti edilizi presenti sulla costa ed in particolare quelli posti sotto i 150 m dalla battigia, in applicazione del tanto discusso art. 15 della L.R.  78/1976, procedendo a demolizioni senza un quadro organico sia dal punto di vista dello sviluppo temporale dell’azione amministrativa e senza un preordinato progetto urbanistico sul modello di riuso degli aree oggetto di confisca a seguito delle azioni forzose di demolizione eseguite dall’amministrazione in forza dei presupposti normativi vigenti.

Occorre evidenziare che: se l’azione di acquisizione e relativa demolizione del manufatto  edilizio realizzato in assenza di regolare titolo edilizio e comunque posto in area di  tutelata paesaggistica quindi la sua demolizione a prescindere da ogni ulteriore norma edilizia/urbanistica è resa necessaria dall’azione di tutela del paesaggio, appare quanto meno singolare che l’amministrazione, e gli ulteriori Enti preposti alla tutela del paesaggio, rendano possibile il mantenimento di un immobile già realizzato in totale abusivismo ma nel totale disprezzo della costa, utilizzando anche finanziamenti pubblici per un progetto che mantiene lo status quo di danno ambientale e ripropone un immobile con ampliamenti volumetrici (Villa Pastoia), solo con il presupposto di offrire uno spazio per fini sociali di cui tralascio le modalità di affidamento.

Da ciò ne discende che le costruzioni dei “mafiosi” tanto vituperate per la loro azione di distruzione ambientale terminano di produrre danno ambientale non appena l’amministrazione le considera bene pubblico, mentre per quelle dei privati permane sine die il danno ambientale?
A tale domanda sovviene immediatamente una risposta ovvero: la generale acquisizione degli immobili sulla costa oggetto di interventi di demolizione in ragione alla tutela paesaggistica e alle irregolarità urbanistico/edilizio se acquisiti dalla pubblica amministrazione cessano di produrre danno ambientale e quindi possono essere mantenuti nello stato in cui si trovano. 

​Ad oggi questa amministrazione derivata da una elezione plebiscitaria non riesce comunque a presentare una proposta organica sul modello di tutela ambientale e recupero della costa affidando al modello cabalistico il processo che analizza e procede alle ordinanze di demolizione e fomentando azioni popolari per l’apertura di “cancelli” in percorsi di accesso in aree che dovrebbero essere già inibite a seguito di specifiche ordinanze di pericolo per crolli e caduta massi.

Contemporaneamente, in spregio ad ogni modello di pianificazione P.D.U.M. in primis, si continua a tralasciare il rispetto di modelli applicativi adeguati per la tutela e conservazione delle aree paesaggistiche di tutela tipo aree S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario) all’interno della quali nessuna azione di trasformazione è possibile così come le discariche di sfabbricidi generate dai cantieri delle demolizioni che ormai da mesi interessano diverse aree e il totale abbandono di aree già acquisite dall’amministrazione a seguito delle ordinanze di demolizione e confisca dell’area di sedime emesse.          

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