Ven. Set 20th, 2024

Ritornano i racconti e ricordi del Professore Antonino Russo, ci riportano a tempi lontani di comunicazione schietta e semplice, senza selfie e sfarzi per festività che erano solo famiglia e tradizione.

Quando ero piccolo le feste di Natale e fine anno si trascorrevano nella casa del nonni paterni. Il piatto principale era il tradizionale sfincione. I grandi discutevano animatamente del più e del meno. Noi piccoli eravamo liberi di scorrazzare per le stanze del discreto appartamento. La razione di noi piccoli era alquanto ridotta, ma noi ci arrangiavamo con quello che riuscivamo ad ottenere dai genitori. Alla fine della nottata il nostro pancino risultava abbastanza pieno. Per la notte di fine anno la mia nonna Anna aveva un compito delicato. Io preparavo dei fogli dove erano scritte due date: 31 dicembre e 1 Gennaio. Alla mezzanotte la nonna anna strappava il foglio del 31 dicembre ed appariva quello del 1 gennaio. Un grande applauso salutava il gesto. E tutti eravamo lieti perche davamo corso al nuovo anno.
A quel punto si dava fondo a quel che era rimasto. Le cose che sparivano per primi erano noci, nocciolini e mandorle. Tutto quello che veniva preparato veniva regolarmente consumato. A tarda notte si mettevano in funzione alcuni dischi. La nottata si esauriva tra canti e suoni. Per noi bambini la festa consisteva nel poter camminare per tutta la notte nelle strade del paese. Alla fine crollavano tutti nel grembo delle nostre mamme. La serata veniva conclusa con un elaborato sorteggio.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.