Ven. Nov 22nd, 2024

Un altro splendido ricordo del Professore Antonino Russo, in cui la poesia di un bosco dei suoi abitanti e dei suoi rumori, si infrange con la nostalgia della città. La città era la Bagheria degli anni ‘40-‘50: per quella di oggi avrebbe avuto la stessa nostalgia?

La prima volta che da bambino ho fatto una passeggiata nel bosco della Ficuzza mi aspettavo di fare strani incontri con esseri fantastici e con animali strani. Non è successo nulla, invece, ed io sono rimasto un poco deluso. Nella seconda passeggiata ho abbandonato la fantasia e ho cominciato ad ammirare e apprezzare le bellezze che la natura offriva agli esseri umani. Gli alberi alti in un primo momento mi hanno fatto quasi paura. Poi ho cominciato a prendere confidenza con le piante di vario tipo e ho iniziato a conoscere il bosco più da vicino. Nell’aria vi era un insistente cinguettare di uccelli. Tra gli alberi volavano tanti insetti, alcuni dei quali venivano a sbattermi in faccia. Ogni tanto si affacciava timidamente qualche animaletto che appariva e spariva istantaneamente. L’incedere nel bosco di due signori a cavallo mi ha fatto pensare a tempi andati in cui la passeggiata nel bosco era diffusa.
Dove gli alberi erano più fitti non filtrava il sole. Non s’incontravano persone. Ogni tanto sgattaiolava tra gli alberi qualche animaletto: penso che si poteva trattare di lepri o conigli selvatici. Di uccelli ve ne erano molti e il loro garrulo cinquettare riempiva l’aria di allegri trilli. Ai piedi di un alto pino vi era adagiato un masso. Mi sono seduto sullo stesso e ho iniziato ad esplorare quello che del cielo lasciavano intravedere le chiome degli alberi. Il silenzio non era previsto: il cinguettio degli uccelli e lo stormire delle foglie offriva la colonna sonora allo spettacolo che generosamente offriva il bosco.
Ogni tanto cadeva a terra una pigna e il suo tonfo tra le foglie che coprivano il terreno rompeva il silenzio quasi irreale che di tanto in tanto invadeva il bosco. A noi ammalati di città, però, il silenzio del bosco può dare fastidio. Alla fine ho capito che anche la tranquillità del bosco può stancare.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.