Gio. Set 19th, 2024

Nelle foto da bambini, raramente mancano quelle fatte nel balcone di casa. Dal primo contatto “indipendente”con il mondo esterno dipenderà per sempre il legame con la città. Un ricordo del Professore Antonino Russo.

Nella vecchia casa di via Goethe a Bagheria, la piccola pensilina che sovrastava la porta del balcone era sorretta da due teste di leone modellate in gesso. Io da piccolo giocavo con questi due leoni. Con questi due animali in gesso intavolavo discussioni che finivano a tarda sera. Quando poi ho scoperto che anche il balcone successivo aveva i due leoni, è iniziata una conversazione a cinque. Erano diventati così familiari quei felini inanimati che ad essi davo del tu. Quella casa era in affitto. Quando abbiamo edificato una nostra casa in via Salvatore Di Pasquale (discesa tra i Pilastri e piazza Indipendenza) ho salutato i leoni dispiaciuto di doverli abbandonare. Su quel tettuccio venivano a posarsi anche alcuni colombi. Nella mia fantasia i colombi e i leoni di gesso conversavano amorevolmente. Alla via Goethe mi ero affezionato, anche perchè quella era la via dove anticamente era situato il laboratorio di ebanisteria dove avevano lavorato mio nonno e mio padre.

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La via Goethe era importante anche perché essa confinava con il Palazzo Palagonia e con la stradina dei nostri giochi infantili, ‘a badduzza. Questa via era cost chiamata perchè in realtà essa abitava ‘U zu’Cicciu badduzza, così chiamato perché era corto e grasso e sembrava una pallottola.
La mia infanzia, insomma, è stata accompagnata da personaggi fantastici che accendevano la mia fantasia e quella dei miei compagni di giochi. La mia fanciullezza, come dicevo, è trascorsa tra la via Goethe e la Badduzza. Attraverso une porticina che si trovava in una delle antiche porte del palazzo Palagonia, noi potevamo entrare nell’area della villa. Inoltre la vicinanza con i pupi ci dava una confidenza con gli stessi. Diciamo che io, come tanti miei compagni, sono cresciuto in loro compagnia e li ho sempre sentiti vicini a me. La mia infanzia, insomma, non la vedo disgiunta dai pupi di Palagonia.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.