Ven. Set 20th, 2024

A 43 anni dal ritrovamento dei corpi di Giorgio e Tony, c’è ancora tanto da dire e tante battaglie da combattere. Oggi alle 17 se ne sono ricordate alcune.

Il ritrovamento di quei di corpi e il modo in cui erano composti e decomposti, come ci racconta il maestro in pensione Giuseppe Di Salvo, paladino anticipatore di tempi, dei diritti degli omosessuali, è la testimonianza che agli stessi assassini, qualcosa, quell’amore, forse aveva smosso dentro.
Di Salvo in questa battaglia all’indomani del ritrovamento, alla ricerca della verità, e alla ricerca dell’umanità, non fu solo, c’era l’altro pioniere bagherese, Piero Montana che anche oggi ha raccontato gli eventi di allora.

La storia narrata in modo romanzato nel film Stranizza d’amuri, si apre come un caleidoscopio nefasto, con tonalità di luttuoso nero, in una innumerevole serie di forme diverse. Ognuna di queste forme, più o meno irregolari, nasconde un aspetto della vicenda che andrebbe approfondito ancora oggi, dove alla libertà di essere se stessi spesso si oppone il limite di essere se stessi, in una neologica figura retorica, che ricorda il cane che si mangia la coda. Capita a volte che siano le stesse comunità gay, che malamente si aprono ad una società che probabilmente non avrebbe nemmeno interesse o voglia, di dar loro una catalogazione.
Lo stesso maestro Di Salvo, in più di una occasione, ha ricordato come dopo l’esperienza del Fuori!, le associazioni che ereditarono immeritatamente la lotta per i diritti civili di genere, ne fecero quasi subito una questione di bandiera snaturando le istanze e svuotandole di contenuti.
Oggi in un momento di commemorazione con il maestro Di Salvo c’erano un po’ di personalità e di gente comune, c’erano il sindaco Fillippo Maria Tripoli con la consigliera comunale Antonella Insinga a rappresentare le istituzioni, c’era il già citato Piero Montana, c’era Concetta Rotino e Mara Azzolina, rispettivamente presidente e segretaria della sezione locale del movimento Sud chiama Nord, c’era l’ex assessore Emanuele Tornatore con il suo fraterno amico omonimo Angelo, ma anche Franca Vaccaro e l’insegnante Enza Ventimiglia, c’erano cittadini comuni tra cui Antonella Lo Verso, mamma di due alunne del maestro, Antonella Patella con il marito Ignazio Soresi.
Scegliere di essere presenti, è stato dunque una cosa che è andata oltre le bandiere e i ruoli, oltre le ipocrisie, e oltre le dicotomie. Questo è quello che dovrebbero fare tutti coloro che hanno a cuore una lotta, abbandonare ogni orpello e presentarsi come mamma ci ha fatto.

Bagheria ha tante manifestazioni di inciviltà e di sottocultura, sulle quali si pone l’accento sempre troppo poco, ma la sensazione è che ci sia la giusta apertura mentale della comunità nei confronti delle tematiche legate alla libertà di manifestazione del proprio genere, o più semplicemente, del proprio se.

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