Mar. Dic 3rd, 2024

Ci sono voci che si rincorrono, che passano dal corpo docente, dai genitori e da altri studenti, che delineano una realtà di disagio giovanile nella vicenda del ferimento di un giovane davanti scuola. Disagio trasversale ad alcuni plessi, incancrenitosi per via di un certo ben noto “laissez faire” nel silenzio di tutti.

Quando si cerca di tacitare certe vicende, ricostruirle diventata complicato.
C’è una versione accreditata da più parti, tra professori, genitori ed altri studenti che va presa con le opportune precauzioni e che si è arricchita di un ulteriore evento che sarebbe accaduto pochi giorni dopo.
Tutta la vicenda sarebbe legata ad episodi di bullismo nei confronti di un giovane con una disabilità, portata avanti da un gruppetto di alcuni compagni, molti dei quali minorenni. La vittima, sembra su suggerimento di qualcuno, avrebbe alla fine reagito con un oggetto che potrebbe essere la lama del piccolo coltello incluso in alcuni cavatappi professionali, ferendo uno dei suoi aguzzini, un ragazzo che non abiterebbe nemmeno a Bagheria.

Ma non sarebbe finita qua. Nonostante un po’ di clamore mediatico (ma giusto il minimo) pare che ieri due giovani a volto coperto, abbiano organizzato una spedizione punitiva ai danni del feritore che sarebbe stato picchiato per strada davanti scuola, aggiungendo l’agguato, alla vergognosa omertà con cui si starebbe mettendo tutto a tacere.
Se i fatti fossero questi, al netto di eventuali parti romanzate delineerebbero un quadro di disagio e degrado giovanile devastante, aggravato ancora di più dal fatto che siano stati perpetrati in contesti scolastici.
Un clima non recente, ma piuttosto, sedimentato in alcuni plessi, confermato da alcuni docenti che preferiscono al momento non esporsi, ma che in più di un caso hanno temuto per la loro stessa incolumità.

Potremmo avere un problema.

Se gli alunni di un plesso, i bidelli, i professori avvertono odori nauseabondi per i roghi nei pressi dell’edificio scolastico, ed il preside no, potremmo avere un problema.

Se in un altro plesso, si subiscono effrazioni, crolli di soppalco ad ogni pioggia, manca spesso l’acqua e si verificano altri disservizi, di cui i dirigenti tacciono e chiedono espressamente di tacere a sottoposti e agli stessi genitori, potremmo avere un problema.

Se in un plesso parificato, tra i cui insegnanti ci sono anche esponenti politici, troviamo aule e laboratori in un semicantinato che non ha accesso per alunni disabili e il cui piano di evacuazione deve, per forza di cose, essere tanto (ma tanto) fantasioso, non esistendo in pratica uscite di sicurezza, potremmo avere un problema.

Se lasciamo ai nostri ragazzi l’idea che tutto si può aggirare con l’accondiscendenza supina di chi deve formare e vigilare, potremmo avere un problema che si concretizza perfettamente nella vicenda raccontata, che si tenta di fare passare troppo in sordina anche nell’informazione istituzionale, con l’amministrazione che, sui temi del disagio sociale e della sicurezza, preferisce fare finta non sia successo niente.
Professori che si spendono ma trovano muri, e gettano la spugna, come fin troppo spesso pare facciano anche le forze dell’ordine, con la certezza che se la repressione di certi fenomeni potrebbe non essere la soluzione, non ci pare che il menefreghismo totale possa essere la controproposta.
Se in attesa della campanella, già la mattina la cannetta prima di entrare in classe è un must in alcuni istituti, bisogna interrogarsi sull’efficacia delle politiche sociali (se mai se ne sono applicate).
Ogni commento sull’unica comunicazione che alcuni di questi giovani conoscono, cioè la violenza, ci pare superfluo, visto gli esempi trasversali provenienti da tutte le generazioni.

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Di Ignazio Soresi

Classe 1969. Si forma dai gesuiti a Palermo. Studia Economia e Commercio, Scienze Politiche, Scienze Biologiche ed in età matura, Beni Culturali ad indirizzo Storico/archeologico. Opera in ambito turistico. Ha collaborato con diverse testate.