di Antonio Belvedere
Avevo scritto questo pezzo due anni e mezzo fa.
Ero ancora in servizio a scuola. Poi non l’ho più pubblicato. A volte mi prende lo scoramento e mi chiedo: a che pro? Oggi, dopo l’accorato appello sul “Qubbuluni” di via De Spuches, apparso sulla pagina Facebook dell’amico Tonino Greco, sono andato a ripescarlo. Meglio che le buone idee, seppure a fatica, circolino.
Eccolo:
Da alcuni anni nel mondo della scuola, nell’ambito delle attività di alternanza scuola/lavoro (oggi PCTO) vengono proposti agli allievi percorsi didattici che si trastullano con la storia del nostro territorio, promettendo «emozioni settecentesche» tra «arte storia e nobiltà”, balli in costume «alla corte del principe” e amenità varie tradotte poi in video diffusi su YouTube. Accanto a questo tipo di percorsi, la cui valenza formativa resta per me un mistero, noto invece con sgomento la totale assenza nelle nostre scuole di proposte didattiche finalizzate allo studio della storia del territorio nei decenni decisivi – dal secondo dopoguerra ad oggi – che hanno visto l’aggressione costante e distruttiva al nostro patrimonio monumentale e paesaggistico.
«U cubbuluni – ha scritto l’amico Biagio Napoli qualche anno fa – ha fatto la stessa fine dell’arco del Padreterno e della Certosa. Spajtutu. Diviso, e per centinaia di metri, dalla villa cui apparteneva. Lontano da villa Valguarnera. Orfano. Come il Padreterno di villa Palagonia e la Certosa del Palazzo. Cammini e, d’improvviso, tra strade e case, magari popolari, trovi un palazzetto strano , romano antico, con un prospetto a colonne e, dall’altro lato, due enormi pilastri in tufo, o vedi un arco con sei soldati, giganti di tufo anch’essi, o una cupola. Anacronistici, spaesati, incredibili…”[1]
Testimoni, muti e spaesati, di questa aggressione distruttiva, i numerosi « frammenti ” che affiorano qui e là in città potrebbero dar vita, nelle mani giuste, a tanti interessanti progetti per il futuro. In questo caso il primo passo sarebbe l’acquisizione al patrimonio pubblico, il secondo passo un progetto degli spazi esterni della scuola Ciro Scianna, che preveda un bel giardino che inglobi il vecchio “coffee house” restaurato e messo in sicurezza.
U cubbuluni di via De Spuches (ovvero “il cupolone”, nome dovuto alla mezza calotta di copertura): era infatti un «”coffee house”, uno dei tanti presenti nei parchi aristocratici della seconda metà del Settecento. Testimoniano della moda del ‘caffè’ nei decenni che precedono la Rivoluzione francese quando “il caffè inizia ad essere una moda tra le classi abbienti, che lo aggiungono alla loro cultura del lusso. Il termine ‘moda’ non è casuale: non contava tanto l’infuso, ma il modo di gustarlo, le occasioni in cui poter ostentare le porcellane in stile cinese dove veniva servito…”[2]. Mentre la borghesia era solita riunirsi e dissertare animatamente nei caffè cittadini, gli aristocratici solevano ritrovarsi in padiglioni posti all’interno dei loro parchi, « realizzando costruzioni secondo il gusto dell’epoca, sperimentando vari revival architettonici, come la falsa rovina, padiglioni neoclassici, neogotici, romantici o “cineserie” in base alla richiesta della committenza o al gusto maggiormente in voga in quel periodo”[3]. Il nostro “coffee-house” di via De Spuches è in stile neoclassico ed è molto simile ai quattro che si possono ancora ammirare, in tutt’altre condizioni di conservazione, nel piazzale centrale di villa Giulia a Palermo, i quali però sono coperti da volte a botte anziché da mezze cupole come quello bagherese; al suo interno erano affreschi del Velasco e sedili di pietra.
Intanto stamattina il Circolo di Europa Verde Bagheria e Santa Flavia ha inviato una PEC alla Sovrintendenza per segnalare lo stato di degrado del “coffee house”.
[1] NAPOLI B., Bagheria come un’infanzia (5), su BagheriaNews, quotidiano on-line, 4 Agosto 2016
[ii] MANIACI D., Breve storia della scoperta e della diffusione del caffè, http://ilovefoods.it/2016/02/storia-del-caffe/
[iii] MUSSO MR, I Coffee House nel territorio palermitano, UniPA, Tesi di Dottorato di Ricerca Scienze del Rilievo e della Rappresentazione – Ciclo XXII
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