Ancora una volta una narrazione degna dei fratelli Grimm rischia di rovinare la bontà di un intervento più incisivo su certi fenomeni, giustificando indirettamente ritardi inaccettabili.
Le battaglie per la città devono essere veraci, di pancia e non frutto di necessità politiche. Seppure sembra ci sia chi è animato da buone intenzioni, rimane poi il dubbio che molto di quel che si fa, si faccia più per calcare la scena, che per altro.
Per la problematica dei roghi di rifiuti, di una narrazione sui generis se ne erano avuti i primi sintomi ai tempi del canneto, e poi quando il resoconto della seconda riunione tra il comitato di cittadini e l’amministrazione, era diventato nel comunicato ufficiale del giorno dopo, l’elenco dei politici presenti, nonostante alcuni non avessero detto proprio niente, o niente di rilevante o avessero presenziato solo pochi minuti, e l’impegno, proprio di questi, sul territorio, ma anche solo sui loro social, è stato ed è nullo. Allora perché presenziare?
Ma il rispetto per l’impegno dei cittadini e per la salute di tutta la comunità deve andare oltre l’averne sottovalutato la stessa presenza all’incontro, soprattutto se il giorno e la notte dopo il comunicato si sono verificati due roghi con quei fumi bassi classici di una combustione chimica di cui le cronache campane raccontano con dovizia di particolari.
Così mentre i cittadini segnalano e testimoniano questo:
l’amministrazione interviene su questo:
e racconta questo:
Seppure si possa capire e apprezzare il valore di deterrenza (?) verso una delle manifestazioni dei fenomeni, ne individuiamo anche il pericoloso risvolto della minimizzazione che può avere in certa opinione pubblica questa comunicazione, e come possa essere usato anche dagli autori e dai complici, di quegli altri fenomeni legati ai roghi e ai rifiuti che hanno un connotato criminale, che nessuno ha smentito negli incontri e che quindi deve essere universalmente riconosciuto e combattuto. Sappia l’amministrazione che se gli incontri sono stati un cambio di tattica non per combattere il fenomeno ma per combattere e silenziare chi lo denuncia, con operazioni dal sapore di contentino per le masse, ha sbagliato indirizzo. Si era suggerito una esposizione social diversa, che sarebbe risultata più utile e meno ridicola, una presa di posizione che è arrivata solo da due degli amministratori presenti.
La figura dell’agricoltore multato, alla luce di ben altre immagini, e ben altri odori, assume anche una connotazione romantica e ci consente di introdurre un’altra valutazione su altra vicenda dove la narrazione è anni luce lontana dalla realtà.
Dopo un’estate di emergenza idrica con agricoltori e proprietari di fondi che hanno elemosinato acqua irrigua in ogni dove, dopo avere sollevato da queste pagine il problema e dopo l’intervento di Vincenzo Lo Meo, agronomo e già sindaco di Bagheria (intervento contestuale ad un’interrogazione della Democrazia Cristiana in consiglio comunale), scopriamo che il 7 giugno (un giorno prima del voto per il rinnovo dell’amministrazione comunale), il sindaco aveva sollecitato un intervento della Regione dopo una riunione anche con quel gruppo di amici che (nella pratica) gestiscono la condotta irrigua realizzata a Mongerbino, della quale non tutti hanno potuto usufruire. Nello specifico pare si suggerisse la messa in pristino di alcuni pozzi individuati da 30 anni nel territorio bagherese, come discusso con alcuni proprietari. In questi giorni con notevole ritardo rispetto alle reali esigenze, la notizia dell’atteso finanziamento è arrivata dalle pagine social e istituzionali del Comune di Bagheria che anche in questo caso ha giocato con l’ambiguità della narrazione.
A smentire il racconto è un giornalista locale, bagherese DOC, che racconta sul Giornale di Sicilia, la verità:
non è il comune di Bagheria ad avere richiesto un finanziamento per la messa in pristino del pozzo in Vicinale Lorenzo, ma è la Regione che ha erogato un finanziamento ad un progetto presentato dal Consorzio di bonifico 2 Palermo, di 478mila euro circa, per la riattivazione di sei pozzi tra Palermo, Ficarazzi e appunto Bagheria, che allora, alla luce di quanto detto, è stata solo a guardare.
Il dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile regionale, Salvo Cocina lo diceva al Giornale di Sicilia, già una settimana fa. Altro che proclama di vittoria: colpevoli ritardi. A Bagheria i soldi per gli amici si trovano, per le cose utili diventa un problema.
Anche in questo caso la narrazione fiabesca dedicata ai bagheresi non pensanti, ha tentato di giustificare un ritardo importante che ha danneggiato parte della città.
Seppure situazioni parallele, roghi ed emergenza idrica, trovano convergenza nel racconto che se ne fa, che è indifferente e incurante rispetto all’importanza delle tematiche trattate coi lori risvolti reali sulla vita della comunità.
E comunque una strofetta al Filippo Tripoli nel nuovo inno di Bagheria, ci sta tutta e come scriveva un amico (già pentito) sui social: a vita eterna (e a futura memoria n.d.a.)!!!
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