Ven. Dic 27th, 2024

Ancora un ricordo del Professore Antonino Russo che ci racconta anche dell’aspetto della città, ricostruendo angoli pittoreschi e spesso dimenticati.

Nella Bagheria antica, il poco spazio a disposizione si economizzava in tutti i modi. Anche il marciapiede davanti alla porta di casa poteva risultare utile per fare scendere sullo stesso una scala che poteva portare al primo piano. Non so se gli interessati avessero la delicatezza di chiedere autorizzazione al Comune, perché in effetti veniva occupato un pezzetto di suolo pubblico. Io suppongo che con venisse chiesta alcuna autorizzazione. Ricordo che alcuni lavori venivano eseguiti di notte per passare inosservati. In tal modo la mattino seguente il lavoro era già perfettamente eseguito e non si poteva certamente demolire.

La tendenza a costruire in modo caotico era allora diffusa in paese. Alla fine tutto veniva sanato e diventava regolare. Quando si è cercato di mettere mano a un risanamento tutto ormai era compromesso e le costruzioni stile arlecchino non si potevano più sistemare, per rendere il tutto omogeneo. Soluzioni sono state trovate da nuovi costruttori che hanno abbattuto interi complessi edilizi per costruire moderni palazzi. Io manco da parecchio tempo da Bagheria e non so se quei paesaggi arlecchino siano ancora in vita.

Temo che in alcune zone sia rimasto in piedi qualche esempio di costruzione sui-generis. I complessi nuovi per fortuna sono nati in modo un po’ più armonioso. Nei lontani anni cinquanta del novecento le persone si arrangiavano come potevano. Le disponibilità economiche erano scarse e ci si arrangiava alla meno peggio.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.