I racconti del Professore Russo sono stavolta i ricordi di tutti, un’abitudine ancora in uso in tanti paesi, in cui la socializzazione passa dalle comari sedute davanti la porta di casa. Ed è ancora un valore aggiunto.
In estate le persone di una certa età che abitavano a pianterreno si sedevano davanti alla porta di casa e mettevano alcune sedie a disposizione di amici che si trovavano a passare e volevano sedersi per intavolare una conversazione con loro. A Bagheria per ovvie ragioni, a volte la riunione si effettuava davanti a un monumento del settecento.
Erano caratteristiche le sedie impagliate e qualche grossa bacinella piena di panni da rammendare o, comunque, da sistemare.
Quella che si effettuava nella strada poteva essere una riunione di lavoro, nel senso che le donne, mentre discutevano, lavoravano la maggia ai ferri, sciacquavano panni da stendere poi al sole e ritirare prima della sera. L’ultima parola spettava sempre ai più anziani.
C’erano, però, alcuni giovani saccenti che non si facevano passare la mosca per il naso, come qualcuno soleva dire.
Il giovane, pero, faceva una certa fatica a convincere tutti gli adulti che la sua era la tesi esatta. Quando giungeva un nuovo ospite bisognava metterlo al corrente sulle argomentazioni esistenti sul tavolo, in modo che potesse inserirsi con un argomento esatto. quando prevaleva una tesi tutti la accettavano e si passava all’argomento successivo.
A volte alcune discussioni si protraevano per parecchie ore, fino a quando qualcuno iniziava a dire: Và, io fazzu comu a chiddu; si alzava e si avviava verso casa, seguito mano a mano da tutti gli altri.
Quando rimaneva soltanto la padrona di casa, questa radunava le sedie, le portva dentro e chiudeva la porta. A quel punto la serata si poteva ritenere conclusa. Le persone si salutavano e si davano appuntamento per le sere successive.
Resta sempre aggiornato con noi: