Ancora un bellissimo ricordo del Professore Antonino Russo. In clima natalizio, anche memorie così emanano calore, seppure nelle difficoltà che vi si raccontano. Più natalizie di tante cose viste in giro in città di questi tempi.
Chi non poteva permettersi il lusso di acquistare un cavallo o un asino si accontentava di possedere un carrettino a mano, cioè tirato dalle braccia dell’operaio. Se questa persona riusciva a guadagnare soldi da mettere da parte, allora si iniziava a considerare la possibilità di acquistare un animale da tiro.
Se il possessore del carrettino era fortunato aveva un amico disposto ad aiutarlo, a dargli una spintarella per agevolare il cammino del mezzo di trasporto. Per fortuna carrettini tirati dalle mani dell’uomo non se ne vedono più. Chi, come me, ha attraversato gli anni ’40, ’50, ’60 e anche oltre, li ha visti ed ha anche sopportati i disagi del loro funzionamento. Non potendo procurare un animale da tiro, il proprietario del carrettino era costretto a far muovere lo stesso con la forza delle proprie braccia. E la sera il peso della fatica si faceva sentire. L’operaio proprietario del carrettino a mano doveva caricare il carrettino, legare tra loro e col carrettino le ceste con la roba da trasportare. Dopo il tragitto designato bisognava scaricare il materiale trasportato. A volte il carrettino veniva prestato da qualcuno e poi bisognava restituirlo pulito per bene. Quando, durante l’attraversamento, il carrettino subiva qualche lieve danneggiamento, occorreva fare le riparazioni del caso. Qualcuno riusciva a trovare il coraggio di portare a spasso i propri bambini, i quali mostravano di gradire quello che per loro era un gioco.
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