Mer. Ott 23rd, 2024

Un ricordo del Profesore Antonino Russo a metà tra onirica stimolazione e nostalgica rimembranza. Quando i ragazzi non avevano il cellulare e la fanciullezza era un sforzo di creatività e fantasia.

L’altra notte ho sognato di essere nel teatrino del signor Rotunno a Bagheria e di assistere a uno spettacolino i cui protagonisti erano Orlando e Rinaldo che se le davano di santa ragione. All’inizio sguainavano le spade, poi iniziavano a dare fendenti a destra e a manca, mentre il signor Rotunno e il suo collaboratore pestavamo i piedi sul piano del palchetto che fungeva da palcoscenico per simulare il rumore della battaglia.
Orlando o Rinaldo? Chissà per chi dei due io tifavo allora? È certo che durante la tenzone, io tifassi per uno dei due, come tutti gli altri piccoli spettatori che assistevano allo spettacolo dell’opera dei pupi. Il frastuono era enorme e la nuvoletta di polvere che si alzava ci investiva tutti, facendoci tossire. L’eccitazione era massima e noi urlavamo il nome del nostro eroe per spronarlo a dare all’avversario il colpo mortale. Il puparo era in ambasce perché , dal momento che gli spettatori erano divisi in due gruppi uguali ed opposti, tardava a decidere chi fosse il vincitore. Alla fine il puparo creava un tale trambusto, che non si riusciva a capire chi fosse. Così ogni piccolo spettatore se ne andava a casa convinto che avesse vinto il suo eroe. Con l’amico Mario, poi da grande fattosi prete e divenuto parroco di una chiesa di Bagheria (il don Mario Di Lorenzo, ex parroco del Sepolcro vittima del furto d’auto qualche giorno fa n.d.r.), siamo riusciti a costruire alcuni pupi. In un negozio ne vendevano alcune teste. Noi confezionavamo i vestiti, le gambe e le braccia. Una cura particolare era dedicata alla confezione delle spade di latta. Eravamo pienamente convinti che quei pupi erano alquanto provvisori, ma la gioia di averli confezionati era enorme e ci faceva dimenticare la scarsa precisione di forma dei corpi e degli abiti.
Avevano creato dei personaggi che per noi erano quasi reali e Il curavano come tali. La sera li mettevamo a dormire dentro una cesta e al mattino li svegliavamo. Erano ovviamente fantasie di bambini.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.