Sab. Set 21st, 2024

Il mio amore per questa città si ravviva ogni volta che il Professore Antonino Russo mi manda un suo articolo. Poi mi rendo conto che non sono più quegli anni che lui racconta, e diventa dura mantenere accesa la fiamma per una città che poteva essere bellissima.

Il cine-teatro Nazionale era a Bagheria al Corso Umberto, nei pressi del Pilastri. Il palcoscenico era profondo soltanto un metro e il retro misurava solo pochi centimetri. Una stanza laterale fungeva da camerino. Venivano piccole compagnie di un teatro minore. Gli spettatori andavano a vedere gli spettacoli perchè a Bagheria c’era fame di teatro, vantando il paese una tradizione antica. In molti ricordavano la compagnia teatrale locale che metteva in scena opere di varie epoche e sempre con successo di pubblico. La maggior parte delle opere era in dialetto siciliano, ma non erano utilizzate parolacce. I parroci del paese non avrebbero permesso sconcezze di sorta. Alle compagnie teatrali che venivano a recitare non si chiedeva un repertorio di tipo classico: bastavano commediole piene di situazioni comiche e di battute che strappavano ripetuti applausi. La cosa che piaceva a noi ragazzi, e non solo, era la possibilità di poter vedere gli attori in carne ed ossa e non soltanto in immagini, come quelle che proponeva il cinema.

Vecchia locandina dell’epoca. Dalla collezione del Professore Russo.

E poi l’attore reagiva agli applausi e si viveva il piacere del protagonista della ribalta che ringraziava compiaciuto. Anche nelle Associazioni Cattoliche era operante una piccola compagnia teatrale. Noi della Associazione Cattolica San Giovanni Bosco presso la chiesa Madrice ne avevano una che operava nel saloncino, sede dell’associazione, e utilizzava un piccolo palcoscenico in legno che avevano allestito i giovani prima di noi. Con l’arrivo nell’Associazione di Padre Armando Trigona, il teatro ha ricevuto un impulso a svilupparsi e progredire, anche per quanto riguarda la produzione di testi originali, da noi stessi composti. Ricordo che le nostre mamme erano orgogliose di noi attori e non perdevano una sola rappresentazione. Da una finestra che stava nelle scale della casa del mio nonno paterno, all’inizio di via Ciro Scianna, in corrispondenza di una finestra che stava sull’ingresso del cinema, si vedeva lo schermo del “Nazionale”. Ovviamente non si udiva il sonoro.

Praticamente si vedeva il film muto e si lavorava di fantasia.

N.B. Le foto a corredo provengono dalla collezione personale del Professore Antonino Russo e ne è inibito qualunque utilizzo non autorizzato espressamente.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.