Il padre del dottorando invoca l’applicazione dell’articolo 416 bis del Codice penale e lancia un appello a Giorgia Meloni.
“Era il 13 settembre 2010 quando Norman, due lauree con 110 e lode in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione e in Filosofia e Storia delle idee, dottorando il Filosofia del Linguaggio (senza borsa), musicista, compositore, giornalista e bagnino d’estate, decide di autoinfliggersi la morte per fare ascoltare la propria voce, per dire ‘no’ alle logiche di sottomissione, alle clientele, alle genealogie accademiche.” Così inizia la lettera aperta di Claudio Zarcone, l’irriducibile padre di Norman.
“Nell’urlo accusatorio (ancora purtroppo inascoltato) di mio figlio contro i padroni del Sapere e i mafiosi di Stato, c’è tutta l’ingiustizia della quale è capace questa Italietta ipocrita, generatrice di un sistema malato, deviato, che non esito a definire di stampo mafioso.”
“Ho scritto molte volte a Giorgia Meloni – prosegue – e, dopo un’interlocuzione preliminare coi suoi uffici, è esploso ancora una volta il silenzio istituzionale: Giorgia, io credo in te, ti conosco e a te voglio affidare questa e le altre storie di omicidi di Stato.
Mio figlio è morto nel 2010, ma muore anche oggi, muore ogni giorno perché lo Stato, questo Stato nel quale credo e nel quale ha creduto Norman, troppo spesso diventa complice guardando da un’altra parte. Troppi silenzi, troppa ipocrisia.”
Nel giorno della tragedia l’associazione “Generazione Norman” ha organizzato un evento che partirà da piazzetta Norman Zarcone a Brancaccio alle 10:30 per un momento celebrativo alla presenza delle autorità e del Sindaco di Palermo, Roberto La Galla, per concludersi con un concerto commemorativo in piazza Castelnuovo alle 20:30.
Per il primo anno anche l’Ersu (ente di diritto allo studio universitario) “sosterrà le iniziative per commemorare Norman Zarcone” dichiara il Presidente Michele D’Amico “per significare la presenza delle istituzioni verso i giovani”.
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