Ven. Nov 22nd, 2024

Per l’ennesima volta riconosciamo al Professore Antonino Russo un profondo legame con la sua città seppure lontana. Oggi al principio della campagna elettorale, l’idea del “casino” e della prostituzione tornano tanto attuali.

Quando nel 1957 ho compiuto 21 anni, ho avuto il problema di iniziare a frequentare le case chiuse. A Bagheria ve ne era una, ma non l’ho presa in considerazione perchè non volevo incontrare persone conosciute. Insieme ad un amico intimo ho individuato una “casa” sita a Palermo dove esercitare le mie funzioni. La cosa che mi dava più fastidio era il costatare che le donne delle case chiuse erano sboccate. La prima volta, munito di tessera d’identità valida, mi sono recato con l’amico nel luogo deputato alla cosa. Appena ho individuato una donna che mi sembrava più tranquilla delle altre, mi sono fatto avanti.

Entrando nella stanza le ho detto: siccome è la prima volta, dimmi quanto ti devo dare perché tu abbia un po’ di pazienza.

Questa premessa è stata necessaria perchè avevo udito parlare di giovani che si erano bloccati davanti a donne che li avevano più di una volta sollecitati a fare presto. Stabilita la cifra, la donna ha avuto pazienza e l’operazione è andata a buon fine. Dopo un paio di volte mi sono sciolto e non vi è stato più bisogno di preamboli. Io ho parlato della cosa con i miei amici. Alcuni, però , non hanno accettato l’idea di tirare fuori qualche soldo in più e sono andati incontro a inconvenienti vari. Un giovane, ad esempio, è stato buttato nudo fuori dalla stanza, accompagnato da un seguito di parolacce. Quel giovane per alcune settimane non ha avuto il coraggio di ritentare l’azione. Poi, grazie all’aiuto di un amico, ha ritentato l’impresa che è andata a buon fine. Io andavo una volta ogni quindici giorni. Passava da casa mia un amico, io scendevo, dicendo ai miei soltanto che andavo a Palermo. Quando tornavo mio padre diceva a mia madre di bollire un uovo. E questo era un rituale che si ripeteva ogni volta che tornavo da Palermo per la fatidica spedizione.

Nota del redattore:

Il racconto ha solo valore storico e non vi si fa nessuna valutazione etica. Non si vogliono affrontare qui i grandi temi legati al fenomeno, ma solo raccontarlo dal punto di vista di un giovane maschio (senza che nessuno si offenda) di allora.
Qualunque altra valutazione, sarebbe fuori contesto.

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Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.