Il poliedrico ed eclettico Professore Russo, ci regala una recensione di un romanzo distopico, ancora una volta risulta essere molto attento alla contemporaneo evolversi dei tempi.
Il treno della vita è un romanzo, ma nel suo svolgimento si attraversano vari ambiti culturali: storia, sociologia, psicologia.
Il protagonista parla di fatti a lui accaduti,ma prende ogni volta spunto per fare riflessioni sugli stessi: in tal modo la narrazione ha sempre un sottofondo di natura sociale.
Tommaso Arcella per toccare i punti salienti della nostra esistenza ha scelto la forma del romanzo. Questo è un blocco narrativo che comprende tante storie che toccano vari aspetti della nostra vita. Se questa operazione viene fatta in modo prolisso l’opera può anche risultare noiosa. Se il tutto viene confezionato con una scrittura agile, la narrazione diventa piacevole. Tommaso Arcella riserva una cura particolare nel tracciare il carattere dei personaggi protagonisti del romanzo.
La scelta del linguaggio discorsivo rende la narrazione più agile e gradevole. L’autore ipotizza una intervista effettuata nel 2074, con valori in disfacimento e una cultura che noi esseri del 1900 e del 2000 facciamo fatica a riconoscere. Quale potrebbe essere il mondo migliore alla fine non si viene a sapere. Il caos sembra prevalere su tutto e non sarà facile trovare una via d’uscita.
Tommaso Arcella ha avuto la gentilezza di citare nelle note bibliografiche il mio libro “Dalla poesia visiva all’inipoesia, e gliene sono grato.
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