In consiglio comunale, è andata in scena una spettacolare farsa sulla vicenda del progetto di finanza sulla pubblica illuminazione.
Il sindaco di Bagheria Filippo Maria Tripoli, oggi era perfetta incarnazione di un personaggio a metà tra il manzoniano e il pirandelliano, oppure la sua sintesi: un personaggio di Andrea Camilleri.
Presentandosi con un plico voluminoso e armeggiando sul pulpito per più di qualche minuto, si produce in un’ora e trenta minuti di sceneggiata, in cui finge di non avere capito quale è la materia del contendere: non già la bontà della scelta economica del progetto di finanza per la pubblica illuminazione (vorremmo sapere il nome e leggere la relazione dell’energy manager), ma il fatto che sia normale che oggi a gestirla al 49% ci sia un suo ex assessore, che ha votato tre atti di indirizzo politico gestionale a favore di questo progetto. Che Angelo Barone appaia nell’affaire solo dopo l’espletamento delle fasi della gara che arriva in Urega (l’organo prediposto al controllo) già con uno solo contendente, non esime nessuno da eventuali responsabilità. Di un possibile conflitto di interesse al momento del voto, però se ne potevano accorgere tutti.
Oggi la responsabilità non sta in chi poteva essere più vigile, ma in chi ha evidenziato fatti su cui tutti tacevano, e su noi che stiamo sul pezzo. Perché i cittadini di Bagheria non dovevano sapere in questo modo anzi (forse meglio)non dovevano sapere affatto. Per colpa de “la muffa che incrosta i gabinetti del consiglio comunale” e a sentire questa frase si torna negli ‘80 e ‘90 con immensa tristezza.
E quando qualcuno gli ricorda di cosa si sarebbe voluto parlare, il primo cittadino si produce nella scena madre: “sono confuso… voi dovete essere chiari…” e in tutto l’intervento non nominerà MAI il nome del suo ex assessore e mai dichiarerà con la fermezza richiesta e suggerita, la sua posizione in tale senso.
La gogna politica o mediatica, che qualche consigliera lamenta inneggiando ad un garantismo che non fu garantito a tutti, continua e continuerà proprio per la mancanza ancora una volta di chiarezza. Non ci sono posizioni nette, e il gioco a nascondino non aiuta. Come emblematiche sono certe frasi dette fra i denti, certi atteggiamenti e magari certe presenze.
A Bagheria con certe cose non si scherza.
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