Ven. Nov 22nd, 2024

Gli aneddoti di gioventù del Professore Antonino Russo, tirano pallonate alle nostre coscienze, alcune delle quali tornerebbero a quella genuinità senza pensarci due volte.

La melanzana con due taglietti che la dividevano in quattro spicchi, cotta nell’olio, veniva chiamata quaglia. Un signore che le vendeva passava nel tardo pomeriggio per le strade del paese e gridava al vento queste parole: Quagghi cavuri haiu, Cavuri l’haiu i quagghi! Lo stesso nome assumeva un gesto eseguito con le due mani unite a coppetto e sbattute nella testa di un ragazzo.

Il gesto non procurava malessere: faceva soltanto una botta che suscitava ilarità. I venditori ambulanti animavano la vita delle strade. Da dentro le case le massaie udivano le voci dei venditori ambulanti e potevano disporsi ad acquistare alcuni prodotti da questi offerti a prezzi convenienti. Mia madre, intenta a lavorare tutto il giorno (era sarta), faceva la spesa dal terrazzo del secondo piano, porgendo i soldi in un piccolo paniere di vimini e ritirando la merce che il venditore depositava nel fondo dello stesso. Durante la giornata, insomma, la mia mamma faceva la spesa senza muoversi da casa. Qualcosa che mancava la compravo io e in tal modo completavo l’opera. Il mio intervento veniva richiesto da mamma, dopo che la stessa si sgolava a chiamarmi dal terrazzo. Un giorno la mamma mi ha chiamato mentre stavo a badduzza a fare una partita di calcio (con una specie di palla ottenuta con carta arrotolata e legata con uno spago). Dopo grida insistenti di mamma ho udito la voce cavernosa di mio padre che lanciava minacce. A quel punto ho lasciato la porta (segnata soltanto da due grosse pietre) e sono corso a casa. Con quella specie di porta vuota gli avversari hanno subito segnato un gol. Nel pomeriggio, appena sono tornato in strada, i compagni mi hanno picchiato perchè avevo fatto perdere la partita. Dopo quella volta quel gesto non l’ho più ripetuto.

Di Antonino Russo

Bagherese del ‘36, nel 1959 si trasferisce a Napoli per insegnare in una “elementare” nel popolare e pittoresco rione Vergini - Sanità. Si lascia coinvolgere dai fermenti culturali di Bagheria, dandosi proficuamente alla poesia, ma anche alla saggistica e alla narrativa. Collabora con numerose testate, è sociologo dal 1990.