Mentre in tutto il mondo conosciuto, si cercano rimedi, qui si cercano scuse o si avallano verità che non assolvono (e non convincono).
Intorno alle 15 di giovedì 6 marzo, l’attenzione dei residenti della via in cui insiste il Presidio di Emergenza Territoriale, impropriamente noto come il pronto soccorso di Bagheria, hanno assistito all’ennesima scena di violenza ai danni degli operatori.
Un uomo di una 60ina di anni, ha cominciato ad inveire contro al guardia giurata che tentava di calmarlo aggredendo poi fisicamente il medico di turno.
L’uomo secondo quanto è stato possibile capire decifrando le urla sconnesse, tra una minaccia e l’altra, avrebbe atteso il referto di dimissioni per troppo tempo, a causa del fatto che era intervenuta un altra emergenza, e sarebbe andato per questo su tutte le furie. Non riuscendo a riportare il facinoroso a più miti consigli è intervenuta una pattuglia dei carabinieri che avrebbe identificato l’uomo allontanandolo.
L’esigenza di avere la presenza della vigilanza h24 in un presidio sanitario di primo intervento, e quindi con accesso libero, è una emergenza trasversale in tutta Italia, come confermano le cronache provenienti da tutto il territorio nazionale. Dispiace che il distretto sanitario competente, risulti sordo alle istanze degli operatori, spesso vittime di aggressione, ma anche di vandalismo e ritorsioni ai veicoli parcheggiati.
Eppur vero che la collaborazione con il Comune di Bagheria, comune capofila, è sembrata sempre molto stretta, e non vorremo che sulle scelte dell’ASP anche in materia di sicurezza, ci sia una sottovalutazione del clima sociale, dovuta magari all’attento e puntuale negazionismo sull’emergenza locale, per cui si ritiene che un problema non esiste se non se ne parla, e se non esiste non si tenta neanche di risolvere.
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