Parlare. parlare, parlare… Con quale coraggio si vuole ancora parlare adesso? Non si conosce il programma comune a cui tutti hanno aderito?
Ecco l’importanza di avere visioni politiche comuni e non personali, quando si governa insieme: non trovarsi all’improvviso a contestare scelte programmatiche che sono figlie di un diverso approccio ideologico, ma (per i motivi che dirò tra poco) anche clientelare (che in fondo in città ormai è diventata l’ideologia per eccellenza).
Già nel luglio scorso ci eravamo occupati della vicenda della cala dei francesi, una storia raccontata male, dove nel rivendicare la volontà di aprire un libero accesso al mare, l’amministrazione comunale avrebbe nascosto (e ancora nasconderebbe) in realtà, la necessità di garantire a certi amici che hanno in loco una struttura ricettiva (?), un uso esclusivo della caletta, tacendo su sentenze definitive, divieti imposti dalla Capitaneria di Porto ed altri organi superiori, che istituivano il divieto di balneazione (ma anche solo di stazionamento), favorendo in realtà la gestione di un lido privato non autorizzato.
Il tutto condito con un attacco pretestuoso all’abusivismo, in cui a farne le spese erano e sono cittadini a cui è stata sequestrata, e semi demolita, l’abitazione primaria con un atto che il Consiglio di Giustizia Amministrativo, ha giudicato illegittimo e che obbligherà il Comune ad una esossissima rimessa in pristino, nel silenzio assoluto della stampa. Mentre la stessa amministrazione si appresta ad utilizzare ville abusive di mafiosi per altri scopi, come se l’uso che se ne fa o il proprietario, intervengano su una presunta scala morale di gravità dell’abusivismo. Ed in questo frangente facendo finta di non notare l’ergersi di una veranda che, in zona di inedificabilità totale, è spuntata in un paio di giorni sempre nella struttura ricettiva di cui sopra, vicina all’amministrazione, poco dopo la riconferma elettorale.
La visione politica personale di chi amministra Bagheria non poteva e non doveva essere non nota dalla sinistra che, a livello nazionale ritiene peculiare la lotta al riassetto delle coste per sottrarre, ad atavici speculatori, tratti di mare da restituire alla pubblica fruizione, o, una volta ricalibrato, con un adeguato rientro per tutta la comunità. A livello locale non si poteva ignorare che sulla tavola imbandita ci fosse la stesura del nuovo Piano del Demanio Marittimo, il PUDM, facendo finta oggi di cadere dalle nuvole. Lo si sarà ben letto prima di sottoscrivere un piano programmatico comune. Delle due, una: o non lo si è letto bene è l’unico interesse era sedersi sulla poltrona (e visto le dichiarazioni tolleranti alla cuffarizzazione potrebbe essere benissimo), oppure lo si conosce a menadito e le dichiarazioni sia del sindaco, sia del consigliere di Sinistra italiana, sono esclusivamente un gioco delle parti (come avvenuto tempo fa con il Presidente del Consiglio comunale, Andrea Sciortino, su una vicenda che riguardava Aspra, suo feudo elettorale): la necessità di fare almeno finta di garantire l’interesse dell’elettorato ideologico e non quello consortile che invece si mette a tacere coi favori (per Sciortino solo la seconda, visto il dubbio legittimato dai continui cambi di casacca, che di ideologico nella sua azione politica, ci sia molto poco).
Resta assolutamente un mistero come tutti gli argomenti di cui ci occupiamo con spassionata voglia di verità e giustizia sociale, entrino prima o poi nella dialettica politica ignorandone volutamente il nostro primo approccio, la nostra, diciamo così, paternità, e vadano sottratti alle nostre attenzioni, tacciando noi di quella strumentalizzazione politica che invece è esattamente quello che ne fanno loro. Ma se diventassero fatti concreti risolutivi, a noi andrebbe bene lo stesso. Il tutto si risolve anche in questo caso (e bene lo si legge nel post) in ulteriori parlate non seguite (ma soprattutto MAI precedute) dai millantati fatti: gli unici fatti sono quelli degli appalti pubblici come nella Palermo di un altro noto sindaco dalle visioni politiche personali democristiane, mi pare che di nome facesse Vito, ma non ne ricordo il cognome e forse non lo ricorda più nemmeno la sinistra bagherese che si indigna (?) sulla volontà (di cui avrebbe dovuto sapere) di privatizzare le spiagge.
Che poi, con i divieti di balneazione, dove sono tutte ste spiagge? Eppure a nessuno di loro è venuto in mente un atto immediato: acquisizione dell’Ecomostro, e abbattimento (cosa che potevano fare, almeno per la parte abusiva, da 5 anni e mezzo e che non hanno fatto, diventando gli unici responsabili della persistenza sul territorio della struttura) e restituire la zona alla pubblica fruizione con una gestione diretta degli spazi e di eventuali servizi, cosa che porterebbe magari anche lavoro stagionale.
Visioni politiche personali, ma stavolta nostre!
Si ringrazia per la foto in evidenza Erminio Di Maria
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