È stato presentato il 12 dicembre scorso presso l’Aula Magna del Liceo Classico “Francesco Scaduto” di Bagheria il libro di Lisa Sciortino intitolato Tommaso Sciortino. L’ultimo carradore, edito da Amici di Plumelia.
La manifestazione, che si inserisce nell’ambito del ciclo di attività La città e il Liceo, moderata dal prof. Maurizio Padovano che ha introdotto i lavori, ha visto un intervento del prof. Domenico Aiello sulla storia del carretto siciliano attraverso le citazioni bibliografiche e gli studi degli antropologi locali. Aiello ha anche citato i diversi studi della dott. Sciortino sul mezzo a due ruote, alcuni peraltro recentissimi.
È stata poi la volta dell’arch. Michele Ducato, erede della celebre famiglia di pittori di carretti, che ha sottolineato l’ottima stesura del volume, con scritti che mantengono la scientificità e il dovuto distacco nonostante l’Autrice tratti della biografia e del mestiere di carradore del nonno, non lasciando trapelare sentimenti ed emozioni.
Tutti i relatori coinvolti hanno conosciuto Tommaso Sciortino e hanno arricchito con personali testimonianze i loro interventi.
Il lungo intervento di Lisa Sciortino è stato magnetico, trascinando l’uditorio nel personale percorso, lungo la carriera di storica dell’arte, di “recupero” di individualità artistiche, opere d’arte di vario genere, collezioni e donazioni al fine di rendere noto, pubblico e fruibile quel patrimonio culturale che molto spesso rischia di finire nel dimenticatoio e nell’oblio per inconsapevolezza, pigrizia o mancato interesse.
L’Autrice ha spaziato dal pittore Francesco Gagliardo, allievo di Onofrio Tomaselli, a Emilio Murdolo, condotto dalla stessa alla ribalta attraverso ben due pubblicazioni dedicate, “un lavoro talmente ben fatto – ha dichiarato la Sciortino – che proprio un dipinto di Murdolo, Villa Valguarnera, è stato scelto dalle cantine Duca di Salaparuta quale immagine per etichettate il vino Triskelè, progetto realizzato in occasione dei duecento anni dell’azienda”. Ha poi continuato raccontando dell’imponente donazione alla pinacoteca comunale della collezione Daneu Tschinke, oltre un centinaio di elementi del carretto siciliano, della recentissima proposta di donazione al Museo Guttuso di quattro tele realizzate da Tom Di Salvo, un altro artista figlio di Bagheria che meriterebbe maggiore attenzione, e del recupero scientifico dell’urna processionale del Cristo morto della chiesa del Sepolcro a Bagheria, “un’opera d’arte straordinaria, – ha riferito l’Autrice – realizzata da uno scultore bagherese e commissionata da devoti concittadini che giaceva 364 giorni all’anno in un garage in pessime condizioni di conservazione e che oggi, grazie al restauro [diretto dalla stessa, ndr], è stata ridonata ai bagheresi e collocata definitivamente in chiesa”.
Ha poi raccontato la storia di Tommaso Sciortino, carradore d’eccellenza, e del suo amato mestiere di costruttore di carretti, attività scomparsa a metà del Novecento con l’avvento della motorizzazione. Il desiderio di scrivere questo libro è nato dalla volontà di raccontare e fare luce sul mestiere antico di carradore, professione esercitata in una città, quella di Bagheria, che si potrebbe a buon diritto designare ‘patria’ del carretto siciliano. La Sciortino ha sottolineato ancora una volta l’esigenza per la nostra città di un museo dedicato al carretto siciliano, auspicando negli interventi delle autorità preposte e delle amministrazioni, che però hanno disertato la presentazione.
Ad impreziosire il tavolo dei relatori, un magnifico carrettino, costruito da Tommaso Sciortino, cui però l’Autrice ha legato tutte le altre figure e i diversi mestieri che hanno ruotato intorno alla sua realizzazione: l’intagliatore Giuseppe Gagliardo, i pittori Ducato, Santo Bellone per la realizzazione del piccolo animale da soma e Michele Aiello per i preziosi finimenti. Un manufatto che la studiosa non ha esitato a definire “opera d’arte”.
L’importanza della valorizzazione di tutte le eccellenze espresse in manifestazioni ed in pubblicazioni come questa, vanno ben oltre la canalizzazione e la strumentalizzazione che spesso a Bagheria si fa della cultura, che declinata nella Kultura del maistream, ne esce impoverita da interessi personali, venalità, e financo bassezze, artistiche e non solo. La spinta di certi nomi piuttosto che di altri, la complicità nell’emarginare alcune realtà perché non allineate e non utili ad una certa narrazione esprime anche la pochezza di chi non sa confrontarsi in un campo che dovrebbe essere bipartisan, e che invece è fortemente, quanto inutilmente, connotato. Trovare risorse ed essere strutturati per uscire fuori dal girone dantesco degli akkulturati bagheresi, non è cosa da tutti, e si rischia fortemente di lasciare fuori personalità ed espressioni che meriterebbero molte più attenzioni e molto più di altre.
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